Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Il "non plus ultra" del male di vivere di Lars Von Trier trova il suo compimento nelle gesta di Joe, una giovane ninfomane compulsiva,che cerca negli orgasmi un antidoto al vuoto esistenziale.Quello affrontato da Von Trier in "Nymphomaniac" non è un assolo sul sesso che avvolge molti individui nella societa' odierna,come gia' rappresentato in forma "maschile" da Steve Mc Queen in "Shame".Il regista danese allarga gli orizzonti del male di esistere,rivolgendosi ad un pubblico colto e qualificato,"Nimphomaniac" appare come la forma cinematografica sulla depressione individuale e collettiva,dove non ci si basa sulla nevrosi individuale ,ma si abbracciano vari elementi,dalla letteratura,alla botanica,alla scienza,sino alle note polifoniche.......
Il personaggio di Joe compare allora come l'alter-ego d'un artista vittima di nevrosi,di demoni interiori che sono la vita stessa,egli dunque compie con quest'opera un autoanalisi personale volta ad esorcizzare i propri dolori,le angosce e le fobie.Un elemento che compare catalizzato nella regia di classe che accompagna le inquadrature,un punto forte del film che "rapisce" letteralmente i personaggi.Tutto comincia da un vicolo abbandonato ed una donna ferita che giace per terra........Sovviene a quel punto un distinto uomo che la "salva" portandola a casa e prestandole le cure necessarie.Von Trier utilizza come genesi filmica un Dolly che avvicina lentamente i personaggi,presentandoceli alla stregua "casuale" dell'incontro fortuito,dopo ci avvicina a loro mostrando il raffinato Seligman (Stellan Skarsgard) e la sessuomane Joe (Charlotte Gainsbourg).
Parte dunque una narrazione filmica sofisticata,sulla vita sessuale dì una donna "a ruota libera",nel riempirsi di odori,umori e dolori.
Un uomo e una donna presentati da Von Trier nel calore di una stanza,d'un appartamento scarno come chiave di narrazione di una vita controversa.
Joe e Seligman appaiono dunque come controparti agli antipodi,pacato l'uomo quanto dissoluta la donna,Von Trier li presenta come alter-ego personali specchiandosi e contrapponendosi a loro nel viaggio sulla nevrosi sessuale di Joe.
Joe che sin dalla piu' tenera eta' giocava alla "rana" e avvertiva quel "calore" strano,quella scoperta precoce del sesso,che qui è un metro di misura tra dolore,piacere e follia.
Ogni stagione della vita in "Nymphomaniac" rappresenta una tappa cosi' come il sesso,qui facilmente catalogabile come "pruriginoso",ma è lungi pensare che Von Trier presenti il sesso come coercizione fine a se stessa.Il sesso di "Nymphomaniac" è un po la sublimazione del lato oscuro,Joe non sceglie gli uomini,ma volgarmente gli "calamita",quasi come una mantide religiosa alla ricerca d'un sè sconosciuto.Il corpo di Joe diviene struttura filmica di piacere e dolore,è uno "strumento" senza empatia,dotato di un anima che non conosce se stessa,se non attraverso la carne.
Quella carne come viatico cinematografico,posto da Von Trier come "icona" malata dei nostri tempi,nell'ansimare sfrenato di una donna che non "sente niente",aperta al prossima quanto chiusa nell'enfasi dolorosa.La "Ninfomania" di Von Trier è dunque un abisso da cinema potente,sfrenato ed egocentrico nell'autorialita',sfacciato nel dichiararsi allo spettatore come "humus culturale" tradotto in pellicola.E' proprio vero che pur nelle controversie Von Trier rimane un autore eccellente,uno dei pochi registi europei a permettersi il lusso di smembrare un opera,di buttarla per terra e ricomporla come in un caotico puzzle.
Perchè "Nimphomaniac" oltre al male di vivere porta con sè l'eco di una vasta e sterminata cultura,adatta ad un pubblico "d'essai" che il buon Lars si diverte a stuzzicare.Il caos regna infatti sovrano in quest'opera,catartico e sublime nelle sensazioni,registicamente possente nelle inquadrature,ambizioso e superbo nello sbatterci in faccia un modus cinematografico che dice "IO Lars Von Trier"----------
Il male di vivere di Joe è dunque il compimento carrieristico di un artista che abbona il sesso animale,facile e "orgasmico" alla merce di un linguaggio sofisticato e avveneristico,servendosi d'un cast ricco ed eterogeneo,muliebre e ambiguo nelle "2 Joe" dalla bellissima scoperta Stacy Martin al "feticcio" Charlotte Gainsbourg,sino ai bravissimi Skarsgard,La Beouf,Slater e Dafoe,anche se una menzione d'onore al "femminile" la meriterebbe l'immensa Uma Thurman,moglie abbandonata e tradita (a causa di Joe) sfoggiante una performance da urlo,seducente persino nei panni isterici e nevrotici.........
Figure e personaggi di complemento,ruotanti intorno a Joe,un nome maschile per una donna,quasi uno "scherzo" della natura oppure di un artista genialmente cattivo che guarda allo spettatore come se parlasse al suo analista .......
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