Regia di Lars von Trier vedi scheda film
'Nymph()maniac' di Lars von Trier ha una curiosa assonanza con 'Kill Bill' di Quentin Tarantino: entrambe le opere, più per ragioni produttive che artistiche, sono state suddivise in due parti, denominate volumi, uscite a breve distanza l'una dall'altra; mentre per il film di Tarantino i fan (tra i quali mi ci metto anch'io) dovettero attendere qualche mese, per il lavoro del regista danese solo tre settimane intercorrono tra la prima e la seconda parte, che sarà nei nostri cinema a partire dal 24 aprile.
Non sono un patito del cinema di questo pur geniale e controverso autore ed i suoi ultimi due film - 'Antichrist' e 'Melancholia' - avevano lasciato in me più dubbi che certezze, ma in questa prima parte del dittico vi ho trovato molti elementi positivi.
'Nymph()maniac vol. I, strutturato in cinque capitoli, è una confessione con cui la protagonista Joe (Charlotte Gainsbourg) rivela a Seligman (Stellan Skargaard), un signore che la soccorre e ospita a casa sua, le sue confidenze più intime, incentrate perlopiù sulla sua sfrenata attività sessuale e sui rapporti coi propri genitori.
Ciò che ne esce è un'opera altalenante e diseguale dove le parti più intriganti sono quelle in cui prevale un'ironia e uno humour di fondo molto sottili, vale a dire nei capitoli 'The Compleat Angler' che in inglese significa pescatore ma anche adescatore, ruolo rivestito dalla ragazza fin dalla più tenera età, 'Mrs H', - per me un gioiellino con una indimenticabile e disperata Uma Thurman che in soli dieci minuti lascia davvero il segno - e, altro titolo ironico, 'The Little Organ School'.
Qui le 'avventure' della giovane, interpretata dall'esordiente Stacy Martin, una 'scoperta' in tutti i sensi, sono narrate con toni farseschi e da commedia, con divertite allusioni tra sesso, visto sempre da un punto di vista gioioso, pesca alla mosca e matematica.
A fronte di questa felicità narrativa ci sono gli altri due capitoli - 'Jerome' e specialmente 'Delirium' - in cui i toni si fanno più cupi, i dialoghi un tantino barbosi e la componente psicanalitica tende a drammatizzare troppo l'intera vicenda.
Al momento, comunque, nel complesso, il giudizio è ampiamente positivo.
Voto: 7,5 (vol. I)
'Nymph()maniac vol. II invece, si discosta dal primo, non solo per il fatto di essere suddiviso in tre capitoli - 'The Eastern and the Western Church(The Silent Duck)', 'The Mirror' e 'The Gun' - ma specialmente per un maggiore ricorso ad immagini esplicite di sesso, in più varianti, dal sadomasochismo al lesbismo, nonché ad una certa verbosità dei dialoghi, che in più di un punto sono tra il ridicolo e il farneticante, dove il regista punta troppo il pedale su degli 'spiegoni' a livello psicanalitico che sarebbero alla base dei comportamenti e della incontrollabile attività sessuale della protagonista, spingendosi anche oltre con dialoghi che lasciano il tempo che trovano, del tipo: ''Le armi non sono pericolose, dipende da chi le usa'', oppure ''Per un essere umano uccidere è la cosa più naturale del mondo, siamo creati per farlo'' e altre amenità di questo tipo.
Come quasi sempre con von Trier ciò che mi convince di più è sempre la componente visionaria del suo cinema, con sequenze dall'indubbio fascino visivo, costruite con estremo rigore e ricercatezza formale, impreziosite dalla fotografia di Manuel Alberto Claro.
Nel capitolo 6, la scena in cui il figlio di Joe e Jerome, sulle note dell'aria 'Lascia ch'io pianga' di Handel, sul davanzale della finestra, è una citazione da un suo stesso film - 'AntiChrist' - ma in cui l'epilogo è felice.
Un plauso alla 'coraggiosa' e brava Charlotte Gainsbourg, attrice feticcio dell'autore danese, che si è gettata anima e (soprattutto) corpo in questo progetto al limite del delirante, in un personaggio certamente non facile.
Voto: 6,5. (vol. II)
Giudizio complessivo: 7+.
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