Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
L'affondamento di un sottomarino atomico russo al largo della Florida fa riemergere in superficie l'antica terra di Atlantide. Ma causa anche una specie di apocalisse, i cui sopravvissuti si avventurano nelle selvagge lande riemerse.
I predatori di Atlantide è uno dei polpettoni più arzigogolati di tutta la storia del cinema di genere italiano (che pure non è sfornita di titoli assurdi, surreali e farciti di accostamenti più che improbabili); qui la sceneggiatura di Vincenzo Mannino e Dardano Sacchetti, senza alcuna pietà per lo spettatore nè per la logica dell'opera stessa, svaria incoscientemente fra avventura, azione, mitologia, guerra fredda, horror, thriller, fantascienza, postapocalittico e probabilmente anche altrove, in luoghi cinematografici non ancora conosciuti dalla mente umana. Chiaramente il risultato è tanto eterogeneo e raffazzonato (posticcio è un altro aggettivo utile al caso) da suscitare risate impietose e non basta tutto il mestiere di Ruggero Deodato, dietro la macchina da presa, per portare a casa qualcosa di minimamente dignitoso. Nel cast compaiono nomi di qualche rilievo (George Hilton, Ivan Rassimov, Gioia Scola) e altri meno noti (Giancarlo Prati aka John Blade, l'americano Christopher Connelly, Stefano Mingardo/Mike Miller), nonchè il futuro regista Michele Soavi; gli standard artistici sono talmente bassi che perfino i fratelli De Angelis partoriscono una colonna sonora pressochè insignificante. Fra le varie presupposte citazioni, di sicuro quella che risalta maggiormente è quella relativa al titolo, chiaramente ispirato a I predatori dell'arca perduta (Steven Spielberg, 1981). 2/10.
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