Regia di Anthony Richmond (Tonino Ricci) vedi scheda film
Una tavoletta d'avorio dai poteri magici giace in un tempio vietnamita. Un ricco cinese assolda un mercenario americano affinchè gliela porti; l'uomo libera un suo commilitone da una prigione nella giungla e il duo parte all'assalto.
Fra Rambo e Indiana Jones, ecco questo I predatori della pietra magica, che nel titolo si rifà a I predatori dell'arca perduta (Steven Spielberg, 1981), ma anche ad All'inseguimento della pietra verde (Robert Zemeckis, 1984), costituendo in definitiva uno dei tanti cloni a basso costo (e relativa, limitata resa sullo schermo) dei kolossal d'avventura americani ambientati in terra esotica. Tanto per cercare - invano, il trucco si intuisce fin dal primo fotogramma - di confondere ulteriormente le acque, ecco il classico sfoggio di pseudonimi angolofoni: il regista Anthony Richmond è in realtà Tonino Ricci, così come Dardano Sacchetti, sceneggiatore, figura sui titoli di testa come David Parker Jr.; al di là delle riprese effettivamente ambientate in qualche location asiatica tropicale e di un cast prevalentemente composto da interpreti d'oltreoceano (seconde e terze linee, naturalmente), comunque non c'è altro. Ritmo e azione non mancano: e meno male, visto che sono le componenti principali della pellicola, la cui storia non regge granchè, nè si differenzia dalle tante simili uscite al cinema in quel periodo; se il ritmo è discreto, l'azione è però diretta spesso con approssimazione e non basta l'esperienza di Ricci a colmare le lacune di budget e le oggettive possibilità concrete della messa in scena. James Mitchum, indegno (dal punto di vista artistico, si capisce) figlio di Robert, è il nome più importante sulla locandina; al suo fianco compaiono fra gli altri Christopher Ahrens, Franklin Dominguez, Clarissa Mendez e Thomas Irving. A causa dell'avanzamento della crisi del cinema di genere, questa rimarrà una delle ultime regie di Tonino Ricci. Produce il collega Fabrizio De Angelis. 2,5/10.
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