Regia di Stefano Consiglio, Francesco Dal Bosco vedi scheda film
Dopo aver girato un documentario sul tema del'omosessualità che rifaceva parzialmente il verso ai Comizi d'amore pasoliniani, Stefano Consiglio, coadiuvato in cabina di regia da Francesco Dal Bosco, torna in pieno territorio sociologico, pur evitando analisi e giudizi in tal senso, con un mediometraggio sulle cattedrali del consumo del XXI secolo: quei non luoghi - come li ha definiti Marc Augè - che sono i centri commerciali. Alle persone che li frequentano, spesso senza una meta, la troupe pone domande semplici: perché siete qui? Dovete fare degli acquisti? Siete felici? Cosa vi fa paura? A rispondere sono persone di diversa età, nazionalità e genere, tendenzialmente con un profilo socioeconomico e culturale assai modesto: dalla segretaria che "pagherebbe per diventare ricca" (sic) e vuole la monarchia, alla coppia mista musulmana con un papà scambiato per un nonno, passando per la commessa rumena patita per le scarpe, il convertito fanatico e reazionario, il 21enne rumeno che va lì a bighellonare, la famiglia libica reduce dalla primavera araba, la ragazzetta russa che spera di sfondare in TV, il meccanico in bolletta con famiglia, i tre giovanissimi muratori testimoni di Geova. Ma le testimonianze più toccanti sono quelle di due solitari: un 57 messo in esubero dal'azienda, incattivito dalla vita e verboso, e l'ex funzionario e sindacalista FIAT costretto a vivere in un camper da una moglie che a 70 anni l'ha sbattuto fuori di casa.
In questo sorprendente documentario, che fotografa perfettamente la congiuntura storica della crisi, si coglie la capacità degli autori di sospendere il giudizio, restituendo al tempo stesso l'immaginario da giardino dei sogni che il centro commerciale esercita sui suoi avventori, il non luogo che ha sostituito le chiese e le piazze nell'immaginario collettivo, un centro sempre più collocato nelle periferie.
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