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Pranzo di nozze

Regia di Richard Brooks vedi scheda film

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La recensione su Pranzo di nozze

di Baliverna
8 stelle

E' un'interessante dramma familiare, che presta attenzione ai personaggi e alle loro psicologie. L'evento del matrimonio della figlia di una famiglia popolare di New York è l'elemento perturbatore che innesca una serie di tensioni e di attriti, che portano tra l'altro alla luce sofferenze nascoste ed eventi del passato su cui si preferisce tacere. Non è tanto il matrimonio in sé a provocare il terremoto, quanto la dinamica che si installa tra madre e figlia. La prima, infatti, si sente in colpa per averla sempre un po' trascurata rispetto ad un fratello (morto in Corea) e vuole lenire questo sentimento facendole avere un signor matrimonio con festa di lusso. La seconda, invece, d'accordo col fidanzato, vuole delle nozze semplici celebrate alla chetichella con pochissimi invitati. Ma, per non contristare la madre, accetta di malavoglia il matrimonio di prima classe, che costerà alla famiglia tutti i risparmi faticosamente accumulati. Sia madre che figlia sbagliano.
La sceneggiatura sembra voler riflettere sulle incomprensioni e sulle tensioni che possono nascere in seno ad una famiglia, come pure sul senso del matrimonio. I genitori di lei, ad esempio, si sono sposati senza amore pare su pressioni (anche economiche) del padre di lei. Per questo hanno condotto una vita piuttosto grama e frustrante, nella quale hanno solo tirato avanti. Il film riflette anche sull'importanza esagerata che si attribuisce al matrimonio sfarzoso, per paura dei commenti della gente, la quale a sua volta i commenti li fa sempre. In particolare si collega troppo la dignità delle persone con le loro possibilità economiche, sicché il non potersi permettere un grande pranzo o un vestito elegante viene percepito come una tremenda vergogna. Ma ci sarebbe altra carne al fuoco di cui parlare, perché è un film ricco di idee e di particolari. Bette Davis è ormai brutta ma sempre brava come prima; comunque l'aspetto sfiorito serve bene il suo personaggio di moglie infelice che soffre la solitudine, tanto che l'attrice finisce per molto credibile. Il migliore è forse Ernest Borgnine, il quale dà vita ad un personaggio complesso e sfumato, che si cerca di inquadrare per tutto il corso del film. E anche Debbie Reynolds e Rod Taylor sanno il fatto loro.
Richard Brooks dà prova di essere un bravo regista, attento ai particolari, come avrebbe anche continuato a fare. Io tuttavia lo preferisco di gran lunga qui piuttosto che in film amarissimi come "I professionisti". Sicuramente un film da riscoprire.

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