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Shotgun Stories

Regia di Jeff Nichols vedi scheda film

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La recensione su Shotgun Stories

di cheftony
8 stelle

“I couldn’t let you bury this man without saying a few things first. You’re all here because you think this was a good man. But he wasn’t. Just ‘cause he stopped drinking, called himself a Christian, got a new life, start a new family, that… That don’t make him a different man. This is the same man that ran out on us, then left us behind to be raised by a hateful woman. He made like we were never born. That’s who this man was. And that’s what he’s answering for today.”

 

Michael Shannon

Shotgun Stories (2007): Michael Shannon

 

Arkansas, un giorno qualunque di provincia: Son Hayes (Michael Shannon) si ritrova ancora una volta messo alle strette dalla moglie Annie (Glenda Pannell), andata a stare per qualche tempo dalla madre con il figlio; Son ha qualche problemino col gioco d’azzardo, nonché delle cicatrici importanti sulla schiena, evidente lascito di una sparatoria di cui in paese si chiacchiera a vario titolo.
Son invita temporaneamente in casa i suoi fratelli minori, a cominciare da Kid (Barlow Jacobs), che d’abitudine dorme in una tenda nel giardino del fratello e lavora con lui all’allevamento ittico Keo Fish Farm. L’altro fratello, Boy (Douglas Ligon), si arrangia con diversi lavoretti manuali di riparazione, allena dei ragazzini della junior high sui fondamentali della pallacanestro e dorme nel suo furgone con l’adorato cane Henry. I tre, molto legati nonostante esistenze placide e inconsistenti, vengono a conoscenza della morte del padre Cleaman, un ubriacone che li aveva abbandonati quando erano molto piccoli, salvo poi rifarsi una vita serena e una famiglia. I tre fratelli Hayes si presentano al funerale di Cleaman interrompendo il sermone: Son dedica parole al vetriolo per il defunto padre, scatenando l’ira dei quattro fratellastri e mortificando la vedova.
Gli antichi rancori, a lungo sopiti sotto il silenzio, si rifanno largo a partire da quest’episodio: i due gruppi di fratellastri cominciano a venire a contatto con scaramucce e minacce, preambolo di un insostenibile crescendo di tensione e violenza. Ognuno a testa bassa, ognuno con l’intento di proteggere la propria famiglia…

 

scena

Shotgun Stories (2007): scena

 

“Shotgun Stories” è il primo lungometraggio del regista e sceneggiatore Jeff Nichols, formatosi alla scuola di cinema del North Carolina, ma nativo di Little Rock e profondamente convinto dell’importanza di una narrazione locale. Una volta fatto ritorno a casa, il giovane Nichols sfrutta le doti di scrittura sviluppate sull’amore per le opere di Larry Brown e Mark Twain e lavora con tenacia al suo esordio, decidendo di ambientare la sua storia di tensioni e vendette familiari nel sud-est dell’Arkansas, a ridosso del Mississippi. Nichols offre uno spaccato rurale meravigliosamente ordinario e contemplativo del natio Arkansas, con le sue piantagioni di cotone, con i suoi allevamenti ittici e i suoi personaggi orgogliosi, legati alle radici e quietamente disperati.
L’estetica southern che ne risulta è davvero pregevole, grazie agli efficaci long shot di Nichols e senz’altro grazie anche alla fotografia di Adam Stone, che esalta ogni luce e inquadratura. Visivamente “Shotgun Stories” è sorprendente, visto e considerato che si tratta di un film a budget molto ridotto, finanziato da genitori e amici di Nichols. La colonna sonora, ascrivibile ad un sottogenere della musica roots (l’heartland rock), è stata composta prevalentemente dai Lucero, band locale il cui chitarrista e frontman è Ben Nichols, fratello del regista.
L’unico attore professionista del cast (nonché l’unico proveniente da un altro stato, ovvero dal Kentucky) è il protagonista Michael Shannon, futuro feticcio del regista e solido interprete dallo sguardo inquietante; il ruolo di Son, scritto appositamente per lui, lega in maniera equilibrata i fili del racconto, senza impedire agli altri personaggi una caratterizzazione ampia e fedele al contesto.
È interessante evidenziare i nomi dei tre fratelli della prima famiglia Hayes: Son, Boy e Kid – tutti epiteti a significare ragazzo, figliolo. Come se lo sviluppo delle loro personalità si fosse arrestato, negato dall’abbandono della figura paterna e dall’indifferenza della madre. Non è una faida fra buoni e cattivi, quella di “Shotgun Stories”: se Son, Boy e Kid sono a tutti gli effetti i personaggi principali, anche i quattro fratell(astr)i Hayes rivali godono di una felice caratterizzazione psicologica. Il conflitto fra le due parti è serrato e coinvolgente, con un crescendo sottile e discreto, nel quale l’ambientazione rurale sullo sfondo riesce in qualche modo ad ergersi a protagonista. Tirando le somme, l’assunto di Nichols per cui non sia possibile decontestualizzare dall’Arkansas la vicenda narrata è veicolato con successo. Un risultato eccellente, per un esordio indipendente girato in appena 21 giorni.

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