Regia di Roger Corman vedi scheda film
“Nessuno entrerà mai più in questa stanza!”
Bussa alle porte di un inquietante castello spagnolo il giovane Francis Barnard (John Kerr), deciso ad indagare sulla misteriosa morte della sorella Elizabeth (Barbara Steele). Il vedovo e proprietario del castello è Nicholas Medina (Vincent Price), ancora sconvolto e addolorato al punto da essere evasivo con l'ospite, ben assistito nell'escamotage dalla sorella Catherine (Luana Anders).
Anche il dottor Leon (Antony Carbone), amico dei Medina che ha certificato la morte della ragazza, cerca di rassicurare il fratello, ma le bugie hanno le gambe corte e scatta presto la confessione: Elizabeth è morta di paura! I sotterranei del castello nascondono molti strumenti di tortura appartenuti al padre di Nicholas, uno dei più crudeli e sanguinari inquisitori spagnoli, e assai probabilmente Elizabeth è rimasta terrorizzata da essi al punto di morirne per poi essere sepolta fra le mura dell'angosciante tenuta.
Il fatto non doveva esser stato sorprendente, giacché pure lo stesso Nicholas vi aveva subìto uno scioccante trauma quando era un bambino; trauma che, col contributo di un clavicembalo che suona da solo, di voci misteriose, della tafofobia e della costante condizione di assillo, fa riaffiorare i fantasmi del passato...
Forse il più celebre prodotto della Hammer fra quelli che vedevano attiva una collaborazione fra il regista Roger Corman, lo sceneggiatore Richard Matheson (che trae ispirazione dai racconti brevi di Edgar Allan Poe) e il mitologico Vincent Price, “Il pozzo e il pendolo” è un vero gioiellino dell'horror gotico. Per carità, nulla di nuovo sotto il sole: due settimane di riprese, molte differenze rispetto alla poetica di Poe, nessuno spavento, moltissima atmosfera. Parte molto compassato, sembra non aver intenzione di decollare e non voler fornire troppi spunti per poi diventare invece un inarrestabile calderone, quasi confuso ed esagerato verso il finale, ma anche sorprendente e coinvolgente, grazie ad un Vincent Price che fa sempre la differenza.
Questo film è una vera e propria summa dell'intero genere, al pari de “La maschera del demonio” di Mario Bava, a sua volta influenzato in futuro dai lavori di Corman. Ha veramente tutto ciò che si può richiedere ad un film gotico: ambientazioni lugubri, nebbioline e fumosità, flashback sognanti e dai colori vellutati, tantissimi accenni alle tematiche-cardine del genere, piccoli grandi interpreti come Price e la Steele, un'ottima regia e pure una crudeltà davvero non comune ai film congeneri e coevi. 53 anni fa, una chicca che la spiega ancora a molti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta