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The Congress

Regia di Ari Folman vedi scheda film

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La recensione su The Congress

di FilmTv Rivista
6 stelle

Robin Wright è una grande attrice, non ci voleva House of Cards per confermarlo. Tuttavia la sua carriera è declinante, l’età avanza e non sarà giovane per sempre, come Hollywood impone. Così il suo agente Harvey Keitel la convince a vendere la propria immagine digitale: gli studios potranno duplicarla in un clone che vivrà, e soprattutto reciterà, in eterno, ma lei non potrà recitare mai più, neppure in salotto per i suoi figli. Vent’anni dopo, i simulacri di un’umanità tossicodipendente si ritrovano a una misteriosa convention, alla quale partecipa anche Robin. Di The Congress, nuovo film del colonnello israeliano Ari Folman, che sorprese tutti con Valzer con Bashir (2008), vanno senz’altro rimarcati coraggio e ambizione. Prendendo spunto dal racconto Il congresso di futurologia di Stanislaw Lem, il regista crea una distopia “a cartoni animati” che corrisponde a un mondo virtuale popolato da ultracorpi, al quale la digitalizzazione selvaggia di un immaginario che fu di carne e sangue, come quello cinematografico, non è estranea. La scena più potente, quasi un’estensione della performance di Denis Lavant in Holy Motors, è la trasformazione delle emozioni di Robin in algoritmi e funzioni digitali, con Keitel che le parla dal gabbiotto. Poi, nella seconda parte lisergica, The Congress si fa più faticoso e cerebrale, pur mantenendo un indubbio fascino visivo. Da segnalare l’ottimo Danny Huston, sofisticato cattivo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 23 del 2014

Autore: Mauro Gervasini

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