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The Congress

Regia di Ari Folman vedi scheda film

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La recensione su The Congress

di alan smithee
6 stelle

QUINZAINE DES REALISATEURS - OUVERTURE
Il film dell'israeliano Ari Folman, metà fiction con attori veri (più una diva che interpreta se stessa), metà animazione, è stato un film premeditatamente destinato ad aprire quest'anno la celebre rassegna che tocca quest'anno le 45 primavere. Un film ideale secondo gli organizzatori, con le potenzialità per far riflettere (e creare anche una certa inquietudine) sulle sorti del cinema nel nostro prossimo spregiudicato futuro.
Liberamente tratto da un racconto dell'autore di Solaris, Stanislaw Lem, il film immagina che l'attrice Robin Wright riceva dai suoi produttori la proposta shock di farsi "scansionare" dalla potente major cinematografica Miramount Nagasaki, in modo che il suo clone informatico possa venir inserito da quest'ultima in qualsiasi produzione sotto la piena discrezionalità della multinazionale e senza che essa possa opporsi a tale sfruttamento. 
In contropartita a tale sacrificio, l'attrice verrà ripagata con un ritorno a quel successo definitivo e totale che da tempo aveva smesso di seguirla e la teneva lontana dalla cresta dell'onda (anche un pò per scelta personale, con l'esigenza di occuparsi del giovane figlio affetto da problemi di udito); quel divismo che già poco più che ventenne la bionda attrice conobbe con il successo de "La storia fantastica" di Rob Reiner, ma che poi la donna faticò a continuare a cavalcare con la stessa spavalda disinvoltura di fine anni '80.
Finché la ritroviamo dopo vent'anni, a bordo di una splendida Porsche Carrera in mezzo al deserto, invecchiata ma ancora piacente ed in forma, mentre si presta a partecipare, come di consueto e come ogni anno, al congresso annuale nell'avveniristico centro che svetta con le sue torri in mezzo alla desolazione del nulla. Una città del futuro che casa di produzione ha costruito e ove si tengono premiazioni e riconoscimenti. La festa come ogni anno viene vissuta dagli invitati con la mente più che col corpo, inalando una sostanza che consente di vivere un'esperienza fantastica e colorata, ebbra di visioni e fantasie. Ecco che in tal modo il film di trasferisce nel mondo dell'animazione tanto caro a Folman, che si butta nell'avventura della mente con tutto il suo spirito creativo. Contrariamente a quanto potrebbe a prima vista sembrare il film appare più debole proprio in questa sua seconda parte, condotta da una animazione vecchio stampo che ricorda il felice drammatico esordio di "Valzer con Bashir", ma che troppo presto finisce per ridursi ad un colorato quanto un po' vuoto carnevale di colori e immagini che porta lo spettatore ad entrare come nella mente di un accanito fimatore di erba. In effetti il film è un concentrato di inquietanti interrogativi etici sul limite del mercanteggiamento del proprio corpo e della propria mente, e lo sviluppo della storia (che si spinge ad ipotizzare la possibilità offerta al pubblico di acquistare cibi, bevande e prodotti di ogni genere con cellule o parti corporali colante dal personaggio famoso) ricorda un pò le atmosfere malate (ma in quel caso ben più convincenti e inquietanti) dell'esordio cinematografico del figlio di Cronemberg, Brandon col suo interessante e riuscito "Antiviral". Qui invece si centra bene la sostanza dell'argomento, ma poi ci si perde in quasi un'ora di animazione davvero pesante e difficile da sostenere fino in fondo, tra inseguimenti rutilanti e visioni di icone della storia dello spettacolo o del mondo intero, tra svolazzi e fantasie degne di un accanito fumatore d'oppio.
Peccato perché la scelta di utilizzare un'attrice splendida e valida come Robin Wright nei panni di sé stessa risulta da subito singolare e davvero interessante, così come una piccola e più sapientemente dosata parentesi di animazione avrebbe costituito un piacevole ed efficace strumento per affrontare i labirinti tortuosi della mente umana, svenduta ad un pubblico sempre più spregiudicato ed affamato di idoli e icone in cui identificarsi.

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