Regia di Joe D'Amato vedi scheda film
L'ennesimo capitolo della saga di Emanuelle, fotoreporter porcellona nel nome del femminismo (!), è questo La via della prostituzione, una via che la protagonista - come al solito, una splendida Laura Gemser - decide di 'battere' (doppiosenso scadente, in sintonia con gli standard del lavoro) tanto per sentire l'effetto che fa. Prostitute per gioco e per lavoro (strettamente giornalistico, si intende: come un Emilio Fede ante litteram - e qui il doppiosenso con 'per gioco' si fa più interessante, anche se è tutta un'altra storia), Emanuelle e l'amica Susan (Ely Galleani) si ritrovano a fronteggiare molteplici maschioni con urgenze di coito e, qui più che altrove, parecchie ragazze dalle necessità saffiche. In questa pellicola la Gemser si spinge forse più avanti in assoluto, con qualche pomiciata importante, ma sempre in ambito lesbico; ripetuti sono anche i menages a trois, informazione riservata agli amanti del genere. Si tratta dell'ultimo Emanuelle girato da D'Amato (prenderà il suo posto negli anni successivi Bruno Mattei), che si occupa anche della sceneggiatura insieme a Romano Scandariato e della fotografia; fra gli interpreti maschili svettano i nomi di Gabriele Tinti e di Venantino Venantini. La storia ha uno spessore logico da sottiletta e c'è perfino l'apertura finale, con il caporedattore che si complimenta con Emanuelle chiedendole nuovi servizi, a ulteriori sequel - come se ce ne fosse bisogno. Cartoline dozzinali dal Kenya, con musiche trasandate il giusto a cura di Nico Fidenco. 1/10.
La piacente fotoreporter Emanuelle vola con un'amica in Africa per indagare sul giro di prostituzione locale; le due ragazze non tarderanno a conoscere da molto vicino il fenomeno.
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