Regia di Bob Rafelson vedi scheda film
Un film che oggi forse non avrebbe avuto vita facile nell'America neo-puritana di questi anni, fatto di una carnalità violenta e passionale che già allora qualche critica e pruderia riuscì a sollevarla
Nel rivedere questa valida riduzione cinematografica del romanzo di James Cain (che già Tay Garnett aveva ben reso nell'omonima versione del '40) pensavo a che vita difficile avrebbe avuto nell'America neo-puritana di oggi, che mette le mutande pure al David di Michelangelo. Il sesso fra Nicholson e la Lange è la quintessenza del "politicamente scorretto" fatto più di violenza e carnalità che di condivisione, e ciò non toglie che proprio questo sia il vero propulsore di un film che altrimenti avrebbe modo di ridursi in poco più di un'ora, e che di quella carnalità ne fa il fulcro (così come farà anche Lyne cinque anni dopo con "9 settimane e 1/2" su una base meno tragica e cupa, che qui invece ricorda la "Teresa Roquin" di Zola). Ottimi i due protagonisti, sospesi costantemente tra passione e perdizione, così come efficace si dimostra la fotografia di un'America nel pieno della grande depressione degli anni '30.
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