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Juvenile Offender

Regia di Yi-kwan Kang vedi scheda film

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La recensione su Juvenile Offender

di OGM
8 stelle

Una madre ed un figlio. Entrambi soli, ed entrambi perduti, anche se si sono finalmente ritrovati, dopo tanti anni. Alle spalle hanno due brevi percorsi di vita,  ugualmente dolorosi e sbagliati. Una gravidanza indesiderata in età adolescenziale, la delinquenza, le cattive compagnie, il carcere. Difficile individuare una strada comune, lungo la quale procedere insieme, quando si è ormai usciti dai binari. L’esistenza, per loro, si è ridotta ad un corsa a perdifiato verso il nulla, nella fatale accelerazione che annulla l’infanzia e si precipita verso l’età adulta nella più totale incoscienza. In quell’inutile fuga si accettano le sfide e le lusinghe, e ci si butta nel pericolo mentre si è del tutto indifesi. Ji-Gu e sua madre sono ancora ragazzini, alle prese con un mondo che avrebbero voluto afferrare a piene mani, ma che invece ha respinto i loro approcci avidi e inesperti. Non possono guardarsi indietro, perché ripensare al passato fa troppo male, e a parlarne c’è anche un po’da vergognarsi. Il presente, per contro, è instabile e incerto, il futuro è dunque l’unica direzione in cui puntare, ma solo a breve scadenza, perché le emergenze tolgono ogni spazio ai progetti. Due esseri immaturi, per quanto già duramente provati, cercano di formare un baluardo contro una società che non è disposta ad accettare la loro inadeguatezza, né ad aspettare che riescano a rimettersi in pari. Il loro rifugio isolato è  però privo di fortificazioni; eppure le loro fragilità tentano in ogni modo  di costruire un’unione e darsi un’identità. Intanto sono aggredite dal cinismo altrui, mentre, da parte loro, arrivano appena a sfiorare le opportunità, i beni materiali che potrebbero risollevare le loro sorti, la felicità prefigurata da un ipotetico cambiamento. Una tumultuosa fase di transizione, senza possibilità di sbocco,  è la sostanza di una vicenda che nasce dall’ignoto e nello stesso vuoto misterioso rischia di ripiombare, ad ogni istante: il racconto segue il maldestro funambolismo di due anime che attraversano la quotidianità mantenendosi in bilico sulla propria assenza di storia, impegnandosi a sorvolare dolcemente sull’incapacità di creare le fondamenta sulle quali edificare un domani da condividere,  aiutandosi reciprocamente a crescere e a diventare liberi. La parola è la componente principale di questo gioco elusivo, in cui la messa in scena di un trasporto affettivo nasconde le incomprensioni e le reticenze nelle quali nessuno dei due protagonisti ha voglia di  andare a scavare. Il cinema, in quanto arte dell’immagine in movimento, della visione selettiva e parziale, della soggettività che circuisce l’oggettività, è lo strumento ideale per realizzare la cronaca in itinere di un esperimento che procede a suon di improvvisazioni, di cambi di rotta, di distrazioni tese a rinviare all’infinito il momento della resa dei conti. Il vero obiettivo non è ottenere una certezza, o pervenire ad un punto d’incontro, bensì, semplicemente, proseguire così, ondeggiando a caso per mantenersi in equilibrio, appoggiandosi l’uno sull’altro per non cadere e per fingere una vicinanza. La precarietà di una condizione sociale si culla nella propria vertigine, con sfumature tenere e picchi d’isteria; e il realismo psicologico si declina nel discontinuo corteggiamento di un sogno di riscatto che è infinitamente amato, ma che nessuno ha il coraggio di prendere sul serio.

 

Juvenile Offender è stato selezionato come rappresentante della Corea del Sud agli Academy Awards 2014. 

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