Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
Uno dei film-scandalo di maggior successo degli anni Settanta,riproposto più e più volte nelle riedizioni estive a seguire.Incensato anche troppo allora,deprecato sicuramente eccessivamente oggi,il film più famoso di Liliana Cavani è insieme una riflessione sulla capacità di sopravvivere del cancro nazista e il racconto malato di una passione morbosa e folle destinata a un finale tragico.La Cavani si fa prendere la mano dalla descrizione funerea degli ambienti riguardanti la viziosità dei potenti nazisti,e soprattutto nella seconda parte cede ad un'algida rappresentazione della perversa indecifrabilità del rapporto tra l'ex-aguzzino Bogarde e l'antica vittima-pupilla Rampling:però la pellicola,purché a tratti pedante nella narrazione,ha momenti di grande eleganza formale,è fotografata splendidamente da Alfio Contini,e l'interpretazione dei due attori principali è molto intensa(e benché i dialoghi tra loro siano rarefatti,si intuisce la forte tensione emotiva tra i personaggi).In più,il suggerimento di una rete implacabile di ex-pezzi grossi del nazismo che ordiscono trame infami nell'Austria a un decennio dalla fine della guerra ha la sua forza suggestiva.
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