Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
Un capolavoro. Liliana Cavani.
La Cavani c'è riuscita. Lei sì, non ha parlato di nazismo, di razzismo, di politica. Ci ha parlato di sopravvivenza. E ambiente.
Lui. Il militare capitato in quel contesto storico. Che fa? Cerca di sopravvivere. E come lo fa? Non si ribella agli ordini ricevuti. Anzi, tenta addirittura di approfittarne e di trasgredire. Trova il modo per vivere la "sua" vita, di adoperare i mezzi a sua disposizione per fare cose che, in un contesto normale, non avrebbe mai potuto fare. La preda. Una giovane e bella ragazza. Sua. Totalmente sua. Lo porterà via da quella realtà militare, la "sua bambina". Ci prova, Max, e ci riesce. Le dita in bocca, in quella giovane bocca, a ritmo di dentro e fuori lo fanno impazzire, e sì... lei non si ribella. La giovane e bella ragazza sa che deve morire. Come tutte le sue compagne. Ma quel nazista ha un debole per lei. E lei... sì. Prova ad usare quella carta. L'asso di cuori. Forse, forse. Forse potrà salvarsi, e sopravvivere. Una sola scena, indimenticabile. Lei, ragazzina indifesa e sola, nuda e lasciata libera in una spoglia stanza. La preda. La volpe verrà uccisa? Max le spara, la insegue con la sua luger, la mira ma non la ferisce. E lei, sul suo bel viso impaurito, in fuga tra un angolo e l'altro, lei... abbozza
un sorriso, appena un cenno, Liliana sei stata magnifica a farcelo capire, lei, la preda, Lucia, ebrea vittima del sacrificio, capisce. E capisce che il gioco del suo aguzzino non potrà ferirla perchè lui, lui, ha bisogno di lei. Per sopravvivere. Anche lei, sa, ha capito, che il bisogno di lui è anche il suo. Potrà vivere, Lucia. Indispensabile a Max, come Max salva la vita a Lucia. Anni dopo, quando nel 1957 e per puro caso si rivedono, scatta inevitabile il ricordo. Quella sopravvivenza, quel bisogno, quel malato ricordo, sia pur per ragioni diverse, li sommergono e, travolgendoli, impone loro di ripercorrere di nuovo, e di nuovo, quel periodo della loro vita. Questa volta volontariamente. Niente sarà più come prima. La loro vita è racchiusa in quell'unico momento tragico e malato, pur salvifico per entrambi. Lucia gli è riconoscente per averla salvata, e ripercorre a tutti i costi i passaggi che ha accettato di affrontare. Max le è grato per averglielo fatto fare, la sua ribellione non gli avrebbe permesso di sopravvivere al conflitto, chissà dove sarebbe finito, forse morto o condannato.
Liliana Cavani ci ha parlato di vita, e di sopravvivenza. Di uomini e di donne. Di storia e metafisica. Di ineluttabile e di simboli.
Oggi, questo film sarebbe impossibile da realizzare.
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