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Once Upon a Time Was I, Verônica

Regia di Marcelo Gomes vedi scheda film

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La recensione su Once Upon a Time Was I, Verônica

di alan smithee
6 stelle

Sul pelo dell’acqua, o sopra una sabbia finissima e calda dal colore accattivante, corpi nudi di giovani ragazze e ragazzi scherzano e si rotolano uno sull’altro con la spensieratezza ed il vigore che precede l'atto sessuale, nel pieno di una vitalità propria di un’età piena di speranze. All’orizzonte, una skyline accattivante, moderna ed aggressiva, tutta vetri ed acciaio per il groviglio di grattacieli che frastagliano il cielo, ci rivela che non si tratta di naufraghi ottimisti, ma di ragazzi di città in un momento di svago e serenità. Si amano o si piacciono senza impegno: non ci è dato di saperlo; non subito in realtà. Poi cominciamo a intravedere nel gruppo una ragazza in particolare: Veronica, bellissima ventiseienne (una bellezza naturale che ricorda la semplice schiettezzaa di Diane Lane) appena specializzata in medicina, che ha appena trovato un primo impiego in un grande ospedale popolare. Vive a casa dell’anziano padre malato, che ella cura con affetto e dal quale non si stacca se non per uscire con gli amici e recarsi a lavoro. Quando le condizioni del padre peggiorano, l’uomo chiede alla figlia di fargli conoscere l’uomo con il quale vivrà il resto della sua vita. Veronica non ha un vero e proprio fidanzato, ma le piace il sesso e non disdegna avventure senza un futuro. Chiede pertanto ad un giovane amico “intimo” di confermare all’anziano di essere il suo promesso sposo.   Nel frattempo Veronica accetta un incarico ben remunerato presso una clinica privata, con i proventi del quale provvede ad acquistare una bella villetta per lei e per il padre, sfrattati dal loro palazzo per lavori improrogabili alla struttura.  Ma l’affetto per il ragazzo che frequenta rimane un legale solo superficiale per la bella ragazza, che, durante il carnevale brasiliano che riempie di euforia contagiosa ed insensata le vie cittadine, si ritrova senza troppi problemi tra le braccia di un altro uomo.   Il brasiliano Marcelo Gomes (che non è Miguel, il regista dello splendido “Tabù” visto al TFF 2012) filma con intensità la giovinezza prorompente di fisici perfetti senza essere costruiti all’eccesso, e vi contrappone duramente ma realisticamente la decadenza della vecchiaia: ottimismo giovanile che si arresta talvolta con piccole grandi delusioni, contro la pacatezza e l’arrendevolezza della terza età che si rassegna all’evidenza ed aspetta la fine con dignitosa compostezza.   Il film sbanda qua e là dando l’impressione di non saper dove andare, ma forse proprio perché è la vita di Veronica che procede senza un piano preciso, se non la costanza e la dedizione per un lavoro che le dà sostanze e soddisfazioni; in un crogiolarsi in avventure usa e getta che non la impegnino se non nell’atto carnale, consumato con spensierata gaiezza, in netta antitesi col buio problematico della grigia quotidianità. Forse tutto cio' e' frutto di un tenace o morboso attaccamento verso il padre, radicale e snaturato: ma non ne siamo certi: il regista non ce lo svela, lasciandoci nuovamente su una splendida spiaggia tra i corpi tenaci e vitali di giovani nudi e festosi, come a ribadire che la spensieratezza e la felicità vanno colte sul momento e non possono considerarsi durevoli ne' tantomeno scontate.

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