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In viaggio con mamma

Regia di Anne Fletcher vedi scheda film

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La recensione su In viaggio con mamma

di degoffro
4 stelle

“Tu vorresti passare una settimana in macchina con tua madre, ho capito bene? Non credi che ti manderei al manicomio? Non credi che potrei darti ai nervi, tesoro?”


Dopo Jessica Lange (“Obsession”), Meryl Streep (“Prime”) e Jane Fonda (“Quel mostro di suocera”) anche Barbra Streisand si trova ad interpretare il ruolo di una madre possessiva ed invadente che stravolge la vita del figlio. Qui non c’è di mezzo una nuora (anzi la mamma si sente in colpa per i molteplici problemi con le donne del figlio) ma, thriller o commedia poco cambia, il risultato è ugualmente modesto e arrugginito. “Parto con mamma” è un film insignificante che rivela le sue poche carte riciclate subito nei primi minuti. Joyce, madre assillante e molto protettiva, tempesta di telefonate l’adorato figlio Andy (“Sei il mio piccolo Donald Trump!”). Andy vive dall’altra parte del paese e rifiuta di rispondere perché impegnato nella presentazione di un prodotto igienizzante di sua invenzione, del tutto naturale tanto che si può anche bere. Presentazione che si rivela però fallimentare ed imbarazzante, sebbene Andy faccia credere alla madre che sia stata un trionfale successo. 5 minuti più che sufficienti per capire quale sarà il triste e prevedibile andazzo. Il resto è un on the road improvvisato e stanco, noiosamente uguale a tanti altri in cui dall’iniziale e faticosa sopportazione, tra litigi, incomprensioni, accese discussioni e riappacificazioni, dopo una settimana passata a stretto contatto, madre e figlio ritroveranno affetto e stima reciproci, nella consapevolezza che non si cambierebbero mai per nulla al mondo. Di mezzo c’è posto per una puntata ad un locale di spogliarelliste in compagnia della madre, l’incontro con la fidanzatina del liceo di Andy, ora felicemente sposata con figli (la madre scoprirà che la ragazza, ai tempi della scuola, aveva rifiutato la proposta di matrimonio del figlio), una scommessa in un locale texano dove Joyce si impegna a mangiare, in un’ora di tempo, una bisteccona di carne, da un chilo e mezzo e contorni vari (episodio quanto meno goffo e quasi insulso), discussioni sul colore del pene di Andy (sigh!!), una escursione fulminea, eppure liberatoria ed illuminante, al Grand Canyon, la visita a casa dell’unico vero uomo amato da Joyce in gioventù (il padre di Andy era stato solo “un fidanzato di riserva”) tanto da dare al figlio il suo nome (“Ti ho chiamato Andy come il tipo che ho conosciuto in Florida!”) e la “commovente” scoperta che lo stesso uomo, ormai morto da 5 anni, al pari di lei ha chiamato la figlia proprio Joyce. Come dire: il primo amore non si scorda mai. Scritto con pigrizia e scarsa brillantezza da Dan Fogelman (“Cars – Motori ruggenti”, “Bolt” e “Rapunzel”, oltre al deludentissimo “Crazy, stupid, love” e al prossimo, preoccupante, “Last Vegas”) a partire da un episodio autobiografico e diretto senza guizzi dall’impersonale Anne Fletcher, reduce dall’esagerato successo di “Ricatto d’amore”, “Parto con mamma” segna il ritorno ad un ruolo di protagonista assoluta per la Streisand, a 16 anni di distanza da “L’amore ha due facce” (nella saga di “Ti presento i miei” aveva solo un ruolo di supporto). L’attrice deve averci creduto parecchio nel personaggio di questa madre iper apprensiva che mangia gli m & m’s a letto, prima di addormentarsi, ascolta in auto un audiolibro su un ermafrodita e dispensa saggi consigli al figlio in merito alla sua disastrosa campagna pubblicitaria (“Parla semplice, rendi chiara la presentazione.”), tanto da risultare anche produttrice esecutiva della pellicola ma l’unica cosa che ha guadagnato è stata una bella nomination ai Razzie Award, purtroppo difficilmente contestabile. E’ come se l’attrice, con questo ruolo, mettesse in pratica quanto dice il suo personaggio in merito ad una nuova possibile relazione sentimentale: “Mi sono già messa in gioco e adesso mi sono stancata!” L’effetto fiacchezza è proprio quello che percepisce lo spettatore. Quanto a Seth Rogen della sopravvalutata scuderia Apatow, appare particolarmente spento, demotivato e svogliato. Ritmo soporifero, noia ricorrente, regia di routine, personaggi inconsistenti, nessuna battuta fulminante, storia senza la minima sorpresa e dalla morale stantia (ovviamente Andy riuscirà a vendere il suo prodotto e Joyce troverà anche uno spasimante). Di risate neanche a parlarne. Il finale all’aeroporto tocca poi vette di insopportabile stucchevolezza. Commedie trite e sgualcite di tal fatta hanno stancato un po’ tutti: ed infatti puntuale è stato il fiasco al box office americano, mentre da noi è arrivato direttamente in dvd. Risultato non scontato (fesserie anche peggiori riescono a fare ancora faville al botteghino) ma inevitabile data la pochezza e la futilità dell’insieme che non può essere apprezzato unicamente per la mancanza di volgarità.

Voto: 4

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