Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Un paio di anni fa Angelo Barbagallo ha lasciato la SACHER FILM, piccola casa di produzione indipendente fondata vent’anni fa con Nanni Moretti. E’stata una bella realtà del nostro cinema recente perché ha concretizzato la possibilità di fare film in modo autonomo sganciati dalle grandi case di produzione e distribuzione, se non accuratamente ricercate e altrettanto libere da vincoli di sorta. Insieme non hanno solo prodotto le opere dirette da Moretti stesso, ma lanciato anche nuovi registi (Luchetti, Mazzacurati, Calopresti) e piccoli documentaristi (i diari della Sacher).
Nella stagione 1990/91 solo loro potevano pensare e realizzare IL PORTABORSE, un film che anticipava Tangentopoli creando scompiglio nell’ambiente politico. Inizialmente il soggetto e la sceneggiatura vennero scritti da Franco Bernini e Angelo Pasquini (oggi registi e sceneggiatori di fiction), da Stefano Rulli e Sandro Petraglia (tuttora attivissimi) e Daniele Luchetti il regista del film, i primi due ritirarono le firme dal copione (mantenendo il loro nome solo nel soggetto) poco prima dell’uscita per dissidi con gli altri tre colleghi. I motivi furono da attribuire a una diversa concezione teorica della pellicola, essi volevano dare una connotazione drammatica alla vicenda e il personaggio del portaborse doveva essere consapevole della realtà politica “guardando in faccia il male rappresentato dal politico”. Invece passò la linea Rulli-Petraglia-Luchetti: il portaborse doveva essere un ingenuo che rimane incantato dal ministro delle Partecipazioni Statali Cesare Botero, lo apprezza e solo alla fine lo respinge disgustato. Moretti, dopo un iniziale tentennamento, decise di interpretare Botero: carismatico, crudele, cinico, opportunista, collerico nelle sfuriate, giovane deputato di chiara ispirazione socialista, magistralmente impersonato dall’attore-produttore. Il portaborse è Luciano Sandulli, un professore di liceo che fa anche da prestanome a un intellettuale in crisi di ispirazione, viene ingaggiato dal ministro per entrare nel suo staff a scrivergli discorsi e dispensargli consigli, un mondo nuovo si apre agli occhi di Sandulli: regali, raccomandazioni, tribune elettorali ma anche curiosità per chi lo avversa e perché. Sulle tracce di Carissimi, lo ”scheletro nell’armadio” di Botero e del giornalista Sanna, scoprirà tutto il marcio che nasconde lui e la classe politica.
Niente è lasciato al caso ne IL PORTABORSE: Botero è un qualsiasi ministro socialista della Prima Repubblica, il ministero delle Partecipazioni Statali (ora soppresso) era quello più ambito perché snodo centrale di imprese e perché “gestisce ogni anno migliaia di miliardi”. E ancora il collegio elettorale con i voti blindati, la mania per gli spot elettorali, l’arresto per tangenti del “piccolo papavero” Polline sono tutti palesi riferimenti al partito di Craxi, il più spregiudicato nel maneggiare soldi e quello che ne uscì annientato dall’inchiesta di Tangentopoli. Il film si apre con l’immagine delle gemelle Kessler che cantano DA-DA-UMPA, proveniente da una trasmissione in bianco e nero degli anni ’60, ergo la commedia tra grottesco e satira di costume (il cinema di Pietrangeli e Risi) come modello, leggero nella forma ma tagliente e lucido nella sostanza. Diretto con naturalezza e vivacità da Luchetti senza essere mai pedante, Silvio Orlando/Sandulli si conferma non solo spalla ideale di Moretti ma interprete di razza (mai del tutto apprezzato come meriterebbe), e poi Angela Finocchiaro da poco rilanciata come generosa caratterista, alcuni “morettiani” come Dario Cantarelli e Antonio Petrocelli, il sanguigno attore d’avanguardia Giulio Brogi nei panni di Sanna, un giornalista di un quotidiano che potrebbe essere IL MANIFESTO. Numerose le scene e le battute da sottolineare, ma citiamo almeno il memorabile finale in cui Sandulli e Sanna sbronzi distruggono l’ultimo regalo di Botero, una sfavillante fuoriserie rosso fiammante. IL PORTABORSE ricevette querele, tentativi di boicottaggio, nessuna televisione accettò di dare una minima partecipazione finanziaria tranne RAITRE. Il clamoroso successo al Festival di Cannes e poi al botteghino allontanò definitivamente le polemiche e i tentativi di censura (politica).
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