Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Luciano Sandulli è professore di materie umanistiche in un liceo campano. Innamorato del proprio lavoro e cultore della lingua italiana, conduce una vita dimessa; abita in una dimora antica che cade a pezzi nel disinteresse degli enti che dovrebbero occuparsi della manutenzione ed è impegnato in un rapporto a distanza con la collega Irene, la quale è assegnata ad un istituto in alta Italia. Arrotonda lo stipendio scrivendo i testi per un giornalista in crisi creativa. Tramite quest'ultimo, giunge notizia delle capacità di Luciano a Cesare Botero, giovane ministro delle Partecipazioni Statali, il quale lo vuole nel suo staff. Luciano, pur titubante, accetta, e si dimostra all'altezza dell'incarico affidato, la cura dei discorsi e della propaganda. L'uomo politico lo prende a benvolere; il docente gli è grato, ma non puo non rimanere interdetto di fronte alla spregiudicatezza con la quale Botero gestisce la "cosa pubblica", la quale, nelle sue mani, è di fatto ... privata ! Grazie alla collaborazione del suo staff e di una rete di faccendieri, personaggi compiacenti, "clientes", il ministro conduce una serie di affari ben oltre la legalità, volti tanto all'arricchimento personale quanto alla conservazione di una patina di rispettabilità. Luciano, man mano che il tempo passa, sopporta sempre meno e, alla vigilia delle elezioni, sceglie di allontanarsi da Botero. "Il Portaborse", diretto da Daniele Luchetti, racconta il malaffare che affliggeva la politica nell'Italia a cavallo tra gli anni '80 e '90. E' il periodo immediatamente antecendente le vicende giudiziarie di "Tangentopoli". Corruzione ed abusi di potere rappresentano la consuetudine nell'azione politica; personaggi favoriti dalla sorte, dalle proprie capacità, da un'assoluta amoralità e, ultimo ma non ultimo, dall'imbroglio, trovano al loro servizio schiere di soggetti proni, pronte ad assecondare desideri e vezzi del potente di turno, pur di ricavarne vantaggi spesso coincidenti con "briciole che cadono dai tavoli". E' il caso dell'immaginario - ma non troppo - Cesare Botero. La sua immagine pubblica non è sgradevole. Giovane, dinamico, determinato, non troppo legato all'indefinito partito cui appartiene; nonostante il tempo a sua disposizione sia poco, ha una parola e, se serve, un aiuto per tutti coloro che si rivolgono a lui. Nel privato, o nel "meno pubblico", vediamo la vera essenza dell'individuo, assolutamente sgradevole. Possiamo riconoscergli un coraggio ed un'abilità non indifferenti; ma tutte le sue conoscenze sono volte esclusivamente a perseguire l'interesse privato, sia direttamente, sia indirettamente, con vari tipi di pratiche. Piazzare persone giuste al posto giusto, agire tramite prestanome, offrire aiuto con la consapevolezza che potrà cercarne un tornaconto, gestire personalmente fondi assegnati al ministero, fare dossieraggio. Con chi lo circonda si comporta da ipocrita, capriccioso, prepotente. Probabilmente, ritiene che, come lui, tutti abbiano un prezzo. Vuol bene a Luciano, lo stima, forse perchè il professore è l'unico che ha, a volte, il coraggio di tenergli testa. Lo ricompensa con favori, doni. Secondo i suoi parametri, è così che si dimostra l'amicizia. E Luciano ? Ricevuta una "offerta alla quale non si può dire di no", inizia il suo lavoro con la discrezione che da sempre ne contraddistingue i modi. Gli intrighi del ministro si svolgono sotto i suoi occhi, nessuno fa alcunchè per nasconderli; Luciano rimane basito. Ciò che lo stupisce - in negativo - è la "nonchalance" con la quale le malefatte sono commesse; essa attesta non solo l'abitudine ad esse, ma anche la loro "normalità" in connessione al ruolo. Cesare Botero è un malfattore solo di poco peggiore dei suoi colleghi. Luciano gioca la carta dell'autoconvinzione. Pensare che "funziona così" lo aiuta ed anzi pensa di avvantaggiarsi di ciò, seppure a fin di bene. Ma le esperienze che vive gli dimostrano di quanto egli sbagli. Tenta di far ottenere un vitalizio ad un anziano poeta che egli ammira, il quale versa in condizioni di povertà. L'artista lo ringrazia, ma rifiuta ogni aiuto e, poco dopo, muore. La sopportazione di Luciano giunge al termine a seguito di una serie di eventi che minano gli equilibri dei membri dello staff del ministro, il quale si rivela privo della benchè minima empatìa. Il professore sceglie di abbandonare Botero - il quale gli "revoca" i benefici - e, in collaborazione con un battagliero giornalista, si batte per impedirne la (fraudolenta) rielezione. Ma ... servirà a qualcosa ? Ottima interpretazione sia per Silvio Orlando, prototipo dell'uomo mite, fiducioso nel ruolo delle Istituzioni e rispettoso delle regole, morali e giuridiche, che ordinano la convivenza tra cittadini, sia per Nanni Moretti. Il suo Cesare Botero è una figura complessa. Possiamo intuire una gioventù non semplicissima; è stato arbitro in competizioni calcistiche di categorie inferiori, pertanto è abituato all'aggressività talvolta connessa al tifo in tale sport. Botero è un affabulatore, un uomo in grado di cogliere l'occasione, un impavido. Ha la capacità di apparire ciò che non è; sa, inoltre, ben manipolare le persone. Si avvale della collaborazione, a volte servile, a volte interessata, di chi lo circonda. Prevale sempre il suo interesse personale, quando una persona non gli è più utile a tal fine, la scarica senza alcun scrupolo di distruggere legami che vanno oltre un rapporto di lavoro. Come è possibile che un figuro di tal fatta sia libero di agire indisturbato ? La critica degli autori del racconto in questo dettaglio raggiunge il suo punto più elevato. Nel contesto politico dell'Italia di fine anni '80 il comportamento di Botero è considerato, come già scritto, normale. Altri interpreti di rilievo sono Angela Finocchiaro nel ruolo di Irene, compagna di Luciano, e Giulio Brogi, il tenace giornalista Sanna. Il film è di breve durata; il ritmo, dunque, molto sostenuto. Le ambientazioni, varie. Luciano segue Botero negli eventi ufficiali, gli è vicino insieme agli altri membri dello staff, ne sopporta gli sfoghi, le esplosioni di rabbia. Prova, ricambiato, una certa attrazione per Juliette (Anne Roussel), giovane e bella interprete; è diffidato dall'approfondire, in quanto la ragazza è amante del ministro. Dedica il suo poco tempo libero ai suoi studenti, che affronteranno l'esame di maturità, nella bella ambientazione della sua terra d'origine, la Costiera Amalfitana. "Il Portaborse", in bilico tra satira, dramma, commedia grottesca, racconta di una classe politica inaridita, priva di ideali e punti di riferimento, avida, autoreferenziale, insensibile ai grandi cambiamenti in atto a cavallo degli ultimi due decenni del XX Secolo e destinata ad essere spazzata via da un terremoto giudiziario e dal mutare dei tempi; la "pulizia" purtroppo non ha impedito che altri "Cesare Botero" potessero in seguito prosperare, ma la loro vita è di certo più difficile del co-protagonista - in negativo - del film.
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