Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
L'italoamericana Simonetta torna a Firenze per sottoporsi a un delicato intervento che le ridarà la vista. Così ricomincia a vivere, conosce lo scultore Alberto e se ne innamora, ricambiata. Ma Maria trama, gelosa, per dividerli e un incidente causa una ricaduta per Simonetta. Alberto però le fa capire che la ama ancora.
Porta un bacione a Firenze, oltre a essere una popolare canzone, è il titolo di questa pellicola mediocre destinata a un pubblico di pochissime pretese, con una sceneggiatura scritta addirittura a otto mani (Vittorio Sala, Nino Stresa, Gianni Puccini e Mario Amendola: neppure si parlasse di sprovveduti, insomma), eppure realmente inconsistente. La trama è prevedibile all'ennesima potenza: una brava ragazza malata guarisce e si innamora ricambiata; una ragazza cattiva e il destino si accaniscono contro di lei: ma l'amore trionferà su tutto. Un fotoromanzo su pellicola, in pratica, con Odoardo Spadaro - autore ed esecutore della canzone eponima - nel cast, insieme a un paio di ulteriori ugole eccellenti (Nilla Pizzi e Claudio Villa) e qualche buon interprete di salda provenienza teatrale (Nino Besozzi, Alberto Farnese, Sergio Tofano, Milly Vitale, Marisa Merlini). Sostanzialmente un lavoruccio alimentare destinato a durare il tempo in cui sarebbe rimasto in sala; si segnala il nome di Renzo Rossellini per le musiche originali. Camillo Mastrocinque è passato alla storia del cinema italiano per pellicole di altro genere, più leggero in pratica; in quello stesso 1956 girava altri quattro film: in tutti e quattro compariva Totò come protagonista (La banda degli onesti e Totò, Peppino e... la malafemmena otterranno peraltro enorme successo). 2,5/10.
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