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Cosa ha fatto Richard

Regia di Lenny Abrahamson vedi scheda film

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La recensione su Cosa ha fatto Richard

di Kurtisonic
6 stelle

Incursione nel mondo giovanile di Lenny Abrahamson , già stimato nei festival minori con Garage(2007). Senza ricorrere ai modelli estetici di Paranoid Park, What Richard did ne ricalca per sommi capi i contenuti, omettendo però quella caratteristica narrazione poetica e marginale che mette il film di Van Sant in una luce particolare. Il regista focalizza il racconto sul protagonista e le connessioni con il suo mondo circostante. Ambientato in Irlanda, il film offre uno sguardo sulla realtà e sulla qualità dei rapporti fra giovani e adulti senza tentennamenti consolatori e con una mano molto ferma sulla mdp. La società irlandese viene raffigurata con la salda apparenza di valori stabili, legami familiari, amicizie, condivisioni sportive (rugby) all’insegna della salute e della genuinità, nel rispetto del prossimo e con il permesso della trasgressione minima garantita, cioè qualche bevuta di troppo. Sotto la cenere di questa laica tranquillità cova sempre qualcosa, e Richard che è il modello di giovane preso ad esempio da coetanei ed adulti sarà pesantemente coinvolto in un episodio violento. Abrahamson evidenzia l’evoluzione del giovane o il suo contrario, sarà lo spettatore a deciderlo, il regista lavora intorno ai suoi stati d’animo, ai silenzi, a quegli sguardi muti che connotano il tormento del passaggio all’età adulta. La figura di riferimento che dovrebbe rappresentare  e spiegare il mondo esterno è il padre di Richard, perfetto e amicale finchè c’era da elogiare il figlio. Si rivela vulnerabile e impreparato come il ragazzo, quando dovrà intervenire, ma allo stesso tempo il suo ruolo ha anche una funzione non di abbandono ma di solitaria e necessaria responsabilizzazione del figlio di fronte ad un gesto insensato. Richard sarà costretto a crescere, a guardarsi dentro e ad accettare degli aspetti di sé che ignorava. Il finale aperto rappresenta l’approdo verso quel mondo adulto di cui ormai ha varcato la soglia, senza troppi strumenti di interpretazione, confuso dagli atteggiamenti compiaciuti che lo avevano cresciuto e che ora lo mettono di fronte a regole e leggi per niente suggestionabili. Abrahamson parla di giovani e di adulti che non si conoscono troppo, a cui basta osservare le buone regole per garantirsi una buona vita, il film dimostra una realtà diversa e contraddittoria, in cui la mancanza di coraggio, di confronto e di scelta, possono costituire le basi di società avviate all’estinzione, alla disillusione precoce dei propri sogni, alla costruzione di muri di incomunicabilità che precludono la comprensione, il dialogo, le istanze di nuove e vecchie generazioni.  

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