Regia di George Miller vedi scheda film
Film dalle evidente ambizioni, contraddistinto da una visionarietà davvero affascinante ma per il resto assolutamente indistinguibile da altri titoli del filone molto meno celebrati. "Sopravvalutato" è l'aggettivo migliore per definire questa pellicola.
“Tutto questo per una bega di famiglia!”
La faccia di Tom Hardy strozzata in una sorta di museruola di metallo ci guarda torva dallo schermo, un volto stravolto dalla paura e dall'odio mentre un mondo diventato un manicomio sembra non offrire più alcuna speranza (non il nostro, anche se la frase tutto sommato ci si potrebbe adattare, ma quello di “Mad” Max Rockatansky).
Un deserto di squallore (umano) e sabbia (minerale) dove i miserabili resti dell'umanità per sopravvivere sono costretti ad assoggettarsi ai voleri di chi detiene le armi, l'acqua e il carisma per sottomettere giovani forsennati, la cui unica ambizione è quella di farsi ammirare mentre muoiono per un ideale (quale? Non si sa bene....).
Il povero Max finisce come una sorta di polena vivente sulla macchina di uno degli esaltati di cui sopra, sballottato in una corsa da paura (in tutti i sensi) mentre il povero spettatore viene completamente reso partecipe delle disgrazie del protagonista finendo sballottato pure lui, in un susseguirsi di scene d'inseguimento e d'azione che gli piovono in testa (anzi, sugli occhi e nelle orecchie) come una cascata.
Chi scrive ama da sempre i film d'azione, ama la fantascienza e l'avventura, e si diverte dunque a vedere film che travolgono il pubblico come un viaggio sulle montagne russe.
Costruire una tipologia di cinema come questa (chiamiamola genericamente “action movie” anche se il termine è un pentolone in cui a volte trovi davero di tutto) non è poi così facile, rischi di cadere nel banale, nel già visto. Il pericolo più grosso per questo tipo di operazioni è che naufraghino in un mare di effetti speciali messi a copertura di una trama incosistente e di idee banali, difetti purtroppo assai comuni in questo ambito.
George Miller con questa sua quarta pellicola della serie Mad Max (orfana di Mel Gibson che nel frattempo ha preso altre strade ed è pure, diciamolo senza paura, invecchiato per il ruolo) cerca di sfoderare il colpo di genio e tenta la scalata alla creazione dell'action movie per eccellenza.
Lo fa sfoderando una vena visionaria notevole, infarcendo la trama di rimandi al reale (i giovani annichiliti mentalmente da una ideologia morte, manovrati da un bieco vecchiaccio che li ottenebra con la speranza di un paradiso inesistente, paiono un richiamo piuttosto evidente a una tragica realtà contemporanea) e costruendo un giocattolo dall'indubbio impatto visivo.
E sembra davvero che ci sia riuscito, applaudito dalla critica di mezzo mondo. Sembra questo a molti, moltissimi, ma non a tutti.
E tra questi ultimi ci sono pure io!
Mentre cercavo di evitare l'asfaltatura dovuta a una valangata di suoni e colori che rasentavano il fastidio (pure per un amante del genere come il sottoscritto......che il vecchio George abbia un po' esagerato? O che io stia invecchiando?) pensavo a cosa avesse di diverso questo proclamato gioiello della cinematografia dell'avventura e dell'azione, da altre pellicole viste in passato.
La risposta è stata quasi immediata: ambientazione affascinante, colori travolgenti, una scelta dei costumi accurata e una meticolosa e riuscitissima costruzione di un mondo post apocalittico; e pure un antagonista talmente brutto, repellente e bastardo (per la cronaca Immortan Joe) da non avere dubbi sul fatto che entrerà come un carro armato nell'olimpo dei cattivi di ogni tempo.
Benissimo! E il resto? Appunto, dov'è il resto? Trama, costruzione dei personaggi, tratti psicologici degli stessi, impatto emotivo.......non c'è nulla che differenzi questo (assai supposto) capolavoro del cinema d'azione da altri film simili, destinati a essere bollati come prodotti di serie B eppure più coinvolgenti di questo baraccone straluccicante.
Per il sottoscritto il paragone più immediato è stato con Death Race, film di Paul W.S. Anderson, onesto B-movie e autentico trionfo dell'azione senza tregua, degli inseguimenti al limite dell'assurdo, dei dialoghi tagliati con l'accetta e della trama ridotta all'osso. Eppure un'opera simpatica e divertente nel suo essere esattamente e dichiaratamente ciò che diversamente non potrebbe essere. Ovvero genuina serie B, senza pretese di alta cinematografia.
Giusto ciò che non è Mad Max Fury Road, pellicola che non riesce a nascondere le travolgenti (e assolutamente legittime) ambizioni del suo autore e che si perde maldestramente nei difetti tipici del genere.
Ma quello che altrove più che un difetto appare come un carattere irrinunciabile di un certo modo di fare cinema, qui diventa un limite fastidioso, perché fa capire che a questa produzione è mancato il colpo d'ala, quello che (viste le premesse) ci si aspettava.
Pensavo e speravo di potermi trovare di fronte all'action movie per antonomasia, quello che portava alla consacrazione del genere: mi sono ritrovato di fronte uno dei film più sopravvautati degli ultimi anni.
Bellissima l'ambientazione, ribadiamolo ancora una volta. Ma non basta un futuro di devastazione costruito con così tanta fantasia (e comunque con evidentissimi debiti al mondo dei fumetti della fantascienza d'autore) per sopperire a un protagonista la cui espressione con maschera e senza maschera è pressochè la stessa, e a una protagonista non da meno. L'Imperatrice Furiosa (Charlize Theron) più che per la capacità di trasmettere emozioni risalta per lo sguardo truce che pianta in faccia allo spettatore ad ogni inquadratura.
Mai truce comunque quanto il mio quando il film è (finalmente) terminato.
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