Regia di George Miller vedi scheda film
https://www.youtube.com/watch?v=UIyRXvHmXxo
Che film! Ma che splendido film!!!
In un imprecisato futuro post-apocalittico la Terra è in mano ai folli (Alberto Bellini).
Nuovi barbari che si contendono le poche, preziosissime materie prime non ancora corrotte dal lato più oscuro della vita. E, per mezzo di grotteschi riti ieratici, di esse dispensano le briciole…
Che piovono su una terra inacidita, sterile e selvaggia, dimora della massa informe dei superstiti.
Coloro capaci di sfuggire tanto ai vivi che sembrano morti (d’altronde saprofagi), quanto ai morti che paiono vivi (rimorsi e sensi di colpa).
E, fra questi, c’è chi - fra donne, pazzi, drogati (di euforia ed esaltazione) e moribondi - trova ancora il coraggio di aggrapparsi, con tutte le proprie forze, ad un groviglio di lame, lamiere e di metallo… ed alla speranza.
La speranza: ciò che (in quanto mera illusione), dapprima, muore (che sia il Valhalla e/o il c.d. “Luogo Verde”)… per poi rinascere e sgorgare (in quello che, peraltro, fu, ab origine, luogo dell’orrore), sottoforma di propellente reale ed inarrestabile.
Mad Max - Fury Road è un film che gratifica profondamente, senza fare sconti ad alcuno.
Non a chi ha da perdere tutto (i signori della guerra), né a chi non ha da perdere alcunché (tutti gli altri; reietti relegati, in un modo o nell’altro, all’ultimo gradino della piramide sociale).
Perché non c’è (nuova) vita senza morte.
Il sacrificio, per la rinascita (e non c’è migliore, nuova vita di quella di chi a stento, fino a quel momento, riusciva a malapena a sopravvivere).
Miller non accende la miccia dello show ad inizio film. Lo fa ben prima.
Sicchè l’azione esplode da subito ed il suo rombo si propaga per tutta la durata del film (quasi) senza soluzione di continuità (d’altronde il lieve calo di ritmo, a metà del film, serve solo per consentire di prender fiato, prima del gran finale).
Un’eco che si riflette nella cangiante fotografia dell’esperto J.Seale (caratterizzata da una splendida alternanza giorno-tempesta-giorno-notte: Texano98).
E in un trucco ed una scenografia impressionanti tanto riescono ad esprimere la brutale eccentricità della nuova iconografia (dal gusto vintage: amandagriss) proposta dal regista australiano.
Un’eco fragorosa, a volte cacofonica, amplificata, per di più, da una soundtrack strepitosa, che si insinua sotto pelle e fa pulsare nelle vene autentiche vibrazioni emozionali e adrenalina pura.
Perché musica e montaggio si sfidano a pugilato e a colpi di danza rombante, la quale sfreccia come un bolide assemblato sulla base di un vecchio monstertrack dove energumeni bianchi e calvi addetti alle percussioni fanno tremare il cinema e dove la chitarra elettrica lanciafiamme esalta i combattimenti sulla sabbia nucleare (Tato88).
Indubbiamente, non uno spettacolo per tutti i palati.
Ma quelli che lo potranno sopportare sapranno godere intensamente.
- MINI SPOILER -
P.S. (A proposito della speranza) speriamo che Max, che si disperde solitario nella folla nel finale del film, questa volta non rimanga lontano tanto a lungo (Iragno).
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