Regia di George Miller vedi scheda film
Perseguitato dagli incubi di un doloroso passato, Mad Max diventa una sacca di plasma per i figli della guerra di Immortan Joe. Ma l’Imperatrice Furiosa, invece di cacciare carburante, fugge con le spose del tiranno, “scortata” dal Road Warrior e inseguita da un sanguinario esercito. Qualche tentennamento per la sequenza ipercinetica sui titoli di testa, poi il timore che l’effimera estetica di robaccia tipo 300 si fosse impadronita della saga di Mad Max svanisce come acqua al sole post atomico. Intuizioni ed esecuzione. Le prime riguardano non uno, ma dieci mondi diversi, disposti orizzontalmente sulla linea di una fuga western verso l’orizzonte, inseguiti da macchine-riccio, indiani rasta motorizzati, camion guidati da creature al cui confronto Eddie degli Iron Maiden pare un modello di Armani. E ogni universo ha la sua mitologia: a volte articolata (la rupe spartana di Immortan con i suoi figli deformi ma commossi all’idea del «fratellino perfetto»), a volte solo accennata ma ugualmente sublime (la palude Stigia con i corvi). Esecuzione. George Miller ricompie il miracolo di Interceptor - Il guerriero della strada, quello di un neorealismo action con stunt kamikaze, effetti più pirotecnici che digitali, il regista e il suo sguardo in trincea per una artificiosità ridotta al minimo. L’inseguimento finale con i feroci attaccati alle pertiche è stupefacente. Mad Max: Fury Road è l’anti-videogame, è il viaggio degli eroi in una terra fantastica chiamata cinema.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta