Regia di George Miller vedi scheda film
Un’opera rock monumentale.
Un lavoro sul suono straordinario.
Un lavoro sulle immagini potentissimo.
Un mix esplosivo delle culture, stili, tendenze che hanno abitato la terra del passato remoto e di quello più prossimo, del presente e del futuro (visto come tutto passa per poi fare ritorno).
Una nuova iconografia dal gusto vintage.
Il trionfo dell’accessorio.
Artigianato e digitale.
Citazioni, dal cinema e dalla musica.
Da subito Fury Road ruggisce incazzoso e spietato.
Da subito schiaccia a tavoletta il pedale dell’adrenalina.
E se ne vedono delle belle. Per tutto il tempo tutto.
Il respiro b-movie (libero, schizzato) che accompagna l'epopea di Mad Max rimane autentico e selvaggio.
La sua anima ferocemente randagia resta ancora a briglia sciolta.
Non si allinea al pensiero conforme del tipico prodotto mainstream.
Ti risucchia nel suo vortice infuocato color rosso-arancio del deserto in pieno giorno
per virare al blu cobalto quando è notte.
Ipnotizzandoti.
E per tetto un cielo di stelle e satelliti luminosi come diamanti su un tappeto di velluto.
I corpi martoriati dei nostri eroi si piegano e si contorcono sforzandosi al limite della sopportazione.
Il sudore, la polvere, il sangue.
La sete.
La paura, l’istinto, la follia.
L’inganno, il tradimento. Il rimorso, la redenzione.
La mostruosità e la bellezza.
La forza e la grazia.
Il coraggio e il sacrificio.
Fratelli e sorelle, madri e figli, padri padroni despoti.
Oppressori ed oppressi.
La disperazione, la speranza.
Il bisogno di appartenere a qualcosa. Di avere una patria.
Questo maledetto vizio di vivere.
Denso, veloce, ritmato.
Viscerale, commovente.
Strepitoso.
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