Regia di Sergio Zanetti vedi scheda film
Lei: Rob(bbb)erta, studentessa tamarra, bocciata per la terza volta a un esame, decide che darla al prof è l’unica alternativa allo studio. Lui: Giannelli, docente frustrato col vizietto del feticismo, accetta passivamente la corte di Rob(bbb)erta aprendole le porte di casa. Lo scult del secolo, dopo un paio di sequenze aberranti in luoghi pubblici, è chiuso in salotto, dove si consuma un involontario cabaret più simile a un episodio teen softcore che non a un film. C’è di che divertirsi nella grammatica coniata dalla protagonista Lucia Centorame, che mentre compie fellatio a ogni cosa le capiti a tiro (a cibo, dita, sigari, pesche sciroppate, ma curiosamente non al professore!) sostituisce le “e” con le “a” («Cosa sta succiadando?»), le “s” con le “z” («Me lo zento»), raddoppia le consonanti («Toglimi questa robba») e compie mirabolanti fusioni di parole («Aspetta cheteloppazzo»). L’esilarante recitazione non è che uno tra i tanti elementi oltre i confini del trash, tra i quali troneggiano inserti di montaggio e punti macchina casuali, riprese in qualità mini DV a luce “smarmellata”, errori di messa a fuoco, equilibri musica/presa diretta improponibili, sound design da pornazzo di quarta e dialoghi scritti su un paio di mutande («Voglio vivvere ogni momento della mia vita intanzamente. Perché no, anca con un cazzo in bocca»). E quando in scena irrompono sproloqui sociologici sull’elaborazione del lutto, piegarsi dal ridere diventa un obbligo
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