Regia di James Nunn, Ronnie Thompson vedi scheda film
Anni orsono Romero e Carpenter diedero vita a questo genere, ormai in voga, definito action/thriller, dove spesso una situazione particolarmente negativa mette a confronto persone facenti parte di una società che si sgretola di fronte ad una minaccia esterna; questo primo film di James Nunn e Ronnie Thompson mostra che non basta un'ottima conoscenza cinematografica di fondo a fare un buon lungometraggio.
Gli elementi ci sono tutti, perfettamente definiti: abbiamo la protagonista compassionevole, con una notevole forza d'animo, il criminale menefreghista, l'ex berretto verde, il coraggioso alcolizzato e tanti altri; più l'immancabile assassino che miete una ad una le sue vittime. Fin qui tutto bene, non è detto che convenzionale sia sinonimo di mediocre, anzi. Per di più, l'ambientazione e la critica verso i Tower Block londinesi, empie zone malavitose di cui è preferibile la demolizione anzichè il risanamento, è ammirevole e interessante.
Ma superato l'impatto delle buone location e dei buoni propositi, ci si accorge immediatamente di come la storia sia sgangherata, dalle troppe forzature e approssimazioni, imperdonabile sotto tutti i punti di vista.
Tutto procede sbrigativamente, nessuna scena è ben definita e figurarsi che rimanga impressa nella mente dello spettatore: la causa forse, sono le sceneggiature colme di stupidaggini e clichè, che rendono eccessivamente sopra le righe e irreali qualunque personaggio: una madre che agisce insensatamente, senza motivazioni; un'eroina che rimane costantemente in disparte, con delle idee irragionevoli; un ragazzo criminale ed antipatico, la cui caratterizzazione è così confusionaria, che non si capisce da che parte stia. Tutti troppo sopra le righe e troppo caricaturali.
Ancora peggio è l'alone di mistero sopra la figura del killer, il film presenta pochissimi personaggi esterni all'immenso palazzo e qualunque spettatore adulto capisce immediatamente la vera identità del cecchino senza difficoltà.
Come se non bastasse l'assassino è troppo infallibile, fuori dai limiti umani: uccide con una precisione inimmaginabile e incongruente, togliendo anche l'ultima parvenza di realismo dal contesto.
La storia procede impalpabile, senza anima fino al finale, che tralascia la sceneggiatura a favore di violenza gratuita (per fortuna decentemente realizzata) e un "colpo di scena", che chiamarlo tale è già di per sè un'esagerazione.
Anche il sistema attoriale non di primissima scelta si rivela incapace di reggere un ritmo delicato come quello proposto dalla pellicola: invedibili tutti, tra chi ostenta un'espressività monolitica o peggio ancora, dando vita ad un'insulsa caricatura dalle emozioni non solo irreali, ma inconcepibili.
Come se non bastasse la regia ancora acerba, che si limita a scopiazzare qua e là maestri del calibro di Carpenter, non riesce a mantenere il giusto ritmo che necessita una simile pellicola, rendendo persino i momenti drammatici privi di spessore e sentimento.
Più una fotografia che se all'inizio attrae per le sue tinteggiature pallide e industriali, dopo poco si limita a mantenere quella specifica colorazione dall'inizio alla fine, non variando mai la messa a fuoco e finendo per recare solo fastidio.
Procede senza chiedere nulla al pubblico (fortunatamente), con una buona idea di fondo e conoscenza del genere; Tower Block non convince quasi in nessun aspetto, col finale a scarsa psicologia che ne è il perfetto esempio del fallimento. Bravura non è sinonimo di competenza, ma per lo meno dura poco e ha dalla sua delle musiche almeno orecchiabili.
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