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Chained

Regia di Jennifer Lynch vedi scheda film

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La recensione su Chained

di Kurtisonic
4 stelle

Se Jennifer Lynch voleva incatenare alla poltrona il pubblico con il suo Chained, vista la sua produzione piuttosto asfittica, ci si poteva aspettare di più, ne risulta un lavoro quantomeno inseribile nel reparto visti e stravisti. Forse condizionata dall’illustre papà, non ne prende con decisione le distanze, ma neanche aderisce troppo a quei contenuti emotivamente inquietanti su cui mr.Lynch rigira a dovere la sua lama dentellata. Bob, maniaco e assassino seriale, sequestra un bambino Tim, ammazza sua madre e lo crescerà incatenato, secondo un surrogato senso di paternità e di dominio. Non manca la tensione o qualche particolare macabro ma il film si regge esclusivamente sulla buona prova dell’indimenticabile “palla di lardo” Vincent d’Onofrio, nella parte di Bob, mentre la vicenda si snoda verso canoni consueti, denunciando dei passaggi a vuoto della sceneggiatura talvolta imbarazzanti. Le implicazioni interiori del bruto sono spiegate bene attraverso i flashback e i suoi ricordi, e sono proprio quelle tipiche, gli abusati soprusi infantili, conditi da violenze, incesti etc,etc. Di fatto la Lynch rinuncia al mistero, a tenere nascosto il vero volto della mostruosità per spiegarne e segnarne l’identità, ormai così precisa da escludere nell’immaginazione di chi vede la possibilità che l’orrore alberghi invece in chiunque. La coscienza si tranquillizza e la noia comincia a prevalere. Altro particolare fastidioso è l’uso dell’attore Eamon Farren nei panni di Tim (chiamato Rabbit da Bob) ormai cresciuto, trasformato in un simile di Robert Pattinson versione Twilight, riproponendo un modello non proprio originale. Non c’è quel lavoro di ricerca dentro l’immagine, secondo la ricetta di famiglia, Chained è un solito psicothriller a basso dosaggio che a sorpresa sforna il colpo di scena finale, l’espediente di chi ha il fiato corto e che si spera pudicamente la regista ci si attacchi una volta sola nella carriera. Comunque è troppo tardi, il pubblico scioglie le catene e se ne va, nonostante i rumori in sottofondo sui titoli di coda che scorrono: hanno capito tutti che non succederà proprio più niente.  

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