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Chained

Regia di Jennifer Lynch vedi scheda film

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La recensione su Chained

di alan smithee
6 stelle

TFF 2012 - RAPPORTO CONFIDENZIALE
La giornata di sabato prosegue con l'horror piu' cupo e spiazzante. La regista Jennifer Lynch, condannata da un nome che le risulterà sempre ingombrante (ma che l'ha aiutata di certo ad occuparsi di cinema), sconta da quasi un ventennio la colpa di avere esordito con un disastro kitch come Boxing Helena, devasto che neppure il bel thriller "Surveillance" di quattro anni fa e' riuscito a cancellare completamente. Chained non e' un brutto film, ed ha il coraggio di portare avanti un suo discorso malato e violento senza cercare consensi in chi lo guarda: che infatti per lo piu' disprezza o sottostima. La vicenda del rapimento di madre e figlio di ritorno da un cinema da parte di un corpulento tassista impersonato dal sempre immenso (non solo fisicamente e non solo "Palla di Lardo") Vincent D'Onofrio, e' l'inizio di un rapporto vittima-carnefice che diventa un racconto di formazione lungo un decennio, che non risparmia violenze ed orrori inauditi, sangue e massacri in un' America in cui da un giorno all'altro puoi sparire senza che di te nessuno sappia piu' nulla.
La Lynch, simpatica quarantenne alla mano tutta sorrisi ed esclamativi, presente in sala il venerdi e alla serata di inaugurazione del Lingotto, conduce bene la vicenda con un uso interessante e spigliato della macchina, l'utilizzo di due attori che esprimono benissimo due antitesi che si attraggono per sopravvivere alla solitudine e al vuoto che li circonda. Poi certo, al momento dell'epilogo e' come se alla regista mancasse un pò la capacità di trattenersi e quel doppio finale con colpo di scena inutile e fuorviante fa sì che il risultato complessivo di un film comunque interessante, non uguagli il bel precedente già citato, ma ci consegni tuttavia una regista con un suo carattere e stile che, per una volta, avrebbe bisogno di essere valutata per quello che è e non per la figlia che si ritrova ad essere.

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