Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
un villaggio costiero di pescatori. un vicolo povero in cui chi nasce lì viene additato e non può che fare lavori umili e duri. una montagna sacra alla quale vengono affidati i nascituri. i nakamoto, famiglia nobile ma empia i cui figli maschi moriranno giovani e non faranno che partorire figli maschi che erediteranno la maledizione paterna. oryu e reijo che hanno perso il figlioletto piccolo di malattia e si dedicano l'una a far nascere bambini e l'altro divenuto monaco si occupa delle anime. tante cose assemblate in poco meno di due ore in un film esangue anche se di sangue se ne vede e ne viene versato molto. uomini e donne in un mondo affascinante e apparentemente tranquillo, dove un mare gentile e una montagna incombente e severa, li dominano incondizionatamente dalla nascita alla morte. oryu ricorda tutto questo una mattina, nel suo letto, mentre ricorda e/o delira di fronte alla foto del marito defunto che dialoga con lei con naturalezza. tutti quei bambini che oryu ha visto nascere, crescere e diventare uomini che immancabilmente commettono gli stessi errori dei padri che li porteranno alla morte, portano la donna a ritardare una passione sopita con l'amorevole marito oramai dedito a budda. gli attori sono tutti bravi e pervasi da un'automatica spinta alla vita che li ha però privati di veri sentimenti. c'è il terrore della maledizione e contemporaneamente un menefreghismo fatalistico che li porta a bruciarsi da ambo i lati ed estinguersi velocemente. le donne come stregate, possedute da questi maschi nakamoto così belli, vi si gettano tra le braccia attenendendo spasmodicamente gli amplessi fino al giorno in cui la tragedia interrompe ogni cosa. un wakamatsu maturo che mi è piaciuto molto(io che non amo le sue cose giovanili), asciutto, conciso, diretto.
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