Regia di Robert Rossen vedi scheda film
E' un buon noir dall'andamento tranquillo ma non lento, con le atmosfere e le tematiche tipiche del genere: la poca luce (quanto alla fotografia), le due donne che si contendono un uomo quasi irraggiungibile, la realtà del crimine, la rivalità tra due uomini e tra due donne, l'eroe sfortunato, la difficile lotta per uscire da un ambiente malsano. Bene e male si distinguono, ma non sono nettamente divisi dalla linea della legge, mentre un'aura di ambiguità aleggia su tutta la vicenda: lo sbirro non è simpatico, e il criminale - uno dei due almeno - non è antipatico. Il più negativo è il boss Marchetti, ma anche lui ha qualche sfumatura di umanità. Non è un'ambiguità programmatica e fastidiosa quella del film, ma se mai un accenno a non affidarsi troppo alle categorie sociali o alla superficie.
E' interessante osservare, inoltre, il diverso atteggiamento delle due donne innamorate del personaggio interpretato da Dick Powell: una risponde al rifiuto con la sofferenza e se mai con un nuovo tentativo di avvicinarsi a lui, mentre l'altra reagisce con la più vile vendetta.
Powell interpreta un uomo dedito al crimine del gioco clandestino, ma quando si tratta di vittime innocenti e persone che soffrono ingiustamente un senso di compassione e un desiderio di giustizia si affacciano dal suo cuore. Sono sentimenti timidi, che comunque generano azioni positive, ma che lui si sforza sempre di nascondere sotto la scorza dura. Chissà che sia questo l'elemento che lo rende tanto affascinante per le donne.
Altro elemento da notare è che non si chiariscono mai completamente i contorni e il movente dell'omicidio della ragazza, l'evento che è alla base di tutta la vicenda. E' un elemento che aggiunge fascino al film, e che rende la vicenda ancora più torbida e oscura.
Robert Rossen è un regista che avrebbe lasciato il segno nel cinema americano (Lo Spaccone, Anima e Corpo...), e già qui si può notare un mestiere e un talento non indifferenti. Gli interpreti collaborano a dovere, e sono ben più di divi (Powell) o divette (Keynes e Drew) messi lì dalla produzione, anche se di fatto erano lì per quello. E' la quadratura del cerchio del cinema di quegli anni.
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