Regia di David Lean vedi scheda film
E’ incredibile constatare come a tanti anni di distanza un film come “Il ponte sul fiume Kwai” regga ancora benissimo come kolossal spettacolare e come vigorosa denuncia del militarismo. Per una volta, gli Oscar assegnati al film furono dati con pieno merito. Questo film inaugura il filone di opere ad alto budget e girate in località esotiche che ci darà almeno un capolavoro assoluto con “Lawrence d’Arabia” e un film amatissimo dalle platee in tutto il mondo come “Il dottor Zivago”: Lean dimostra la sua ineccepibile perizia registica su una durata di quasi tre ore, all’epoca ancora impegnativa, con un ritmo sostenuto che non cede mai alla noia, né nelle sequenze d’azione girate in esterni nello Sri Lanka, né in quelle dialogiche ambientate al comando militare, dove non una parola risulta fuori posto. Il conflitto etico del colonnello Nicholson e la sua ostinazione che sfocia nel tradimento sono analizzati con vigore nella sceneggiatura di Carl Foreman e Michael Wilson, all’epoca sulla lista nera di Hollywood per simpatie comuniste, che non poterono ricevere l’accredito nei titoli e non poterono ritirare l’Oscar per la migliore sceneggiatura, assegnato allo scrittore del romanzo originario Pierre Boulle. Naturalmente memorabile l’interpretazione di Alec Guinness nel ruolo del colonnello Nicholson, reso perfettamente nell’ostinazione a perseguire un ideale di rigida moralità che però viene sconfessato nel tragico finale; ottimo anche il veterano Sessue Hayakawa, sottilmente teatrale nei gesti e nelle movenze, mentre efficaci ma meno ricchi di sfumature risultano i contributi professionali di William Holden e Jack Hawkins. La smagliante fotografia di Jack Hildyard e le musiche di Malcolm Arnold col celebre motivetto fischiato dai soldati sono il corredo di un film intelligente che intrattiene e fa riflettere sull’assurdità di certi codici di comportamento bellici, attestandosi anche su valori figurativi notevoli.
Voto 9/10
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