Regia di Larry Fessenden vedi scheda film
Un film minimalista ma particolarmente curato sul piano narrativo e di messa in scena. Un horror più spesso avvolto da un manto fiabesco, ma proprio per questo più incisivo ed efficace. Calibrato nella messa in atto di scene violente, e sorprendente per la realistica manifestazione della creatura.
Stressato dal troppo lavoro, il fotografo George (Jake Weber) decide di passare, in compagnia della moglie Kim e del piccolo figlio Miles, un week end in una isolata zona montana del Nord America. Durante il viaggio, effettuato su strade ricoperte di neve, un cervo piomba sul veicolo mandandolo fuori strada. Qui George ha una discussione con Otis, un volgare cacciatore che era sulle tracce dell'animale. Passato l'inconveniente George raggiunge finalmente la destinazione, uno chalet che è costantemente spiato da Otis: infatti non solo l'incidente del cervo ha reso il cacciatore pericoloso, ma soprattutto l'uomo è ostile a George per il fatto che quel luogo avrebbe dovuto essere suo, in qualità di diretto erede, invece escluso dalla sorella. Intanto il piccolo Miles, durante un viaggio con i genitori nel locale paese, incontra un misterioso pellerossa all'interno di un negozio che gli propone l'acquisto di un amuleto raffigurante Wendigo, una divinità legata a tradizioni locali.
"Wendigo è uno spirito molto forte, e molto potente. Può assumere diverse forme: vento, albero, uomo, bestia... e tutte le forme intermedie. Cambia forma e può volarti addosso come un vento di tempesta senza preavviso, di colpo e consumarti, con il suo insaziabile appetito. Wendigo ha fame, ha sempre fame e la sua fame non si placa mai. Più mangia e più diventa grande; più diventa grande, più aumenta la sua fame. Se lo incontriamo non abbiamo speranze: verremo divorati (...) Non c'è niente di cattivo, tra la Terra e il Cielo, ma ci sono spiriti da temere, perché sono spiriti in collera. Nessuno crede più agli spiriti ma questo non vuol dire che non esistono."
(L'anziano pellerossa, rivolto al piccolo Miles).
È un mito indiano, quello del Wendigo, e quindi ovviamente è legato alla natura, al vento e -in senso lato- alle manifestazioni climatiche. Sfruttata malamente in un altro horror che è in catalogo Troma (Frostbiter: wrath of the Wendigo, circolato da noi in lingua originale con sottotitoli), la leggenda trova riscatto in questo raffinatissimo lavoro di Fessenden, correlato ad una serie di pellicole fedeli alle dieci regole coniate da Lars Von Trier nel 1995 (da cui Dogma 95). Il film è infatti minimalista, non espone artefatti costosi ed effetti speciali imponenti. Al contrario: Fessenden sfrutta l'essenziale scenografia, resa accattivante dal paesaggio naturale e da un manto costante di neve -che tutto copre- per condurci pian piano all'interno di un mito che pone una divinità "animalesca" e onnipotente al servizio della giustizia. Una sorta di potere "naturale" che applica -a suo modo- la vendetta. I bravi attori prestano il loro decoroso mestiere davanti all'obiettivo della macchina da presa e la bella, affascinante, coinvolgente sceneggiatura viene tradotta in immagini e resa ancora più interessante grazie anche all'avvolgente colonna sonora, perfettamente in tema con le sue sonorità indiane a base di tamburo e strumenti a fiato. Pur essendo film di atmosfera per oltre un'ora, quindi potentemente allusivo, Wendigo propone anche una mostruosa e realistica epifania della creatura nelle concitate e riuscite sequenze finali. Il look del Wendigo è stato suggerito da bozzetti dello stesso regista. Realizzato nell'ormai lontano 2001 (al Woodstock Film Festival di quell'anno si è aggiudicato il premio della giuria) è stato distribuito in Italia direttamente in Dvd tre anni dopo, grazie alla etichetta Dolmen.
L'edizione home video citata propone il film nel formato anamorfico 1.77:1 con avvolgente e pulita traccia audio 5.1 DTS. La durata della versione si ferma a 1h28m08s.
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