Regia di Terence Fisher vedi scheda film
Ho visto questo film britannico diretto da Terence Fischer attirato dal titolo, lo ammetto, come accade per i libri o le copertine dei dischi, che possono essere accattivanti e fuorviare, almeno in parte, il soggetto interessato, nella specie il sottoscritto.
Indubbiamente c’è della fantascienza vintage di serie B, che un genere che amo, ma il tema preponderante è costituito dai risvolti sentimentali dei quattro protagonisti principali, i primi due interpretati da attori che hanno avuto una qualche fame ossia Howard Duff (troppo rigido, squadrato, con fare a metà tra il vittimistico e l’eroica) e Eva Bartok (attrice di origine ungherese che ha avuto uno sprazzo di celebrità ed è stata molto attiva anche nella cronaca rosa del tempo; in questo film anch’ella eroica e stoica); gli altri due, da Andrew Osborne e Cecile Chevreau (i due cattivi del fim), dimenticati piuttosto in fretta.
Il film risente più di altri dell’obsoleta tecnologia che esibisce, ma soprattutto soffre di una trama esile e poco sviluppata specie per un aspetto sociale che avrebbe potuto essere interessante ossia la segregazione di scienziati eccelsi.
E’ interessante però pensare che la fantascienza di quel film, ossia satelliti geostazionari e la costruzione di una stazione spaziale sono, è una realtà nota a tutti.
E’ un film complessivamente deludente, con un finale scialbo e piatto.
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