Regia di Adrian Garcia Bogliano vedi scheda film
Un pot-pourri senza capo (ovvero un incipit lesbico andante) né coda (ultracorpi l'invasione ri-ri-ri-ricontinua). In regia un messicano (ole') con una filmografia (mal)nutrita che mette assieme capra e cavoli, diavolo e acquasanta. La spezia principale è quella dello sproloquio sessuale (la masturbazione vaginale in auto). Con spruzzata al sangue.
Felix e Sol sono una coppia felicemente sposata e sempre sul limite di attuare l'amplesso sessuale. Per stare un po' soli lasciano andare i due figli adolescenti, Adolfo e Sara, a fare una passeggiata sulle colline circostanti. I ragazzi spariscono, mettendo in allarme i genitori. Il giorno seguente la polizia li rintraccia ma, una volta tornati a casa, manifestano un atteggiamento insolito. La mutazione del carattere sembra essere da attribuire a una subita violenza sessuale. Felix e Sol individuano in un locale guardone, Lucio, l'ipotetico aggressore e non esitano a fare (sbagliata) vendetta, facendolo letteralmente a brandelli.
"Tu sei fuori di testa!", grida per una sciocchezza Felix alla moglie. Peccato che poche ore prima lui stesso abbia sgozzato un innocente, per poi fare sesso -imbrattato di sangue- sotto la doccia con la complice... fuori di testa, ecco, più o meno esatto!
Si capisce che questo Bogliano -Adrián nonché Garcia-tragga ispirazione da un tipo di cinema estremo che ha fatto scuola e, non a caso, nei titolo di coda dichiara apertamente quali sono i film e gli autori citati (da Entity a Picnic at hanging rock, da Sergio Martino a David Cronenberg). Ma citare o copiare -qui il pot sembra ascrivibile ad uno dei peggiori Fulci (robe come Manhattan baby)- non significa eguagliare i modelli di riferimento. A prescindere dal non logico incipit -con scena lesbo gratuita- nel quale viene sprecato, con riuscita amputazione delle dita di una ragazza, il 50% di potenziale splatter (due -non una di più- sono le scene di violenza esplicita) lasciando poi in sospeso per quasi tutto il film il versante spettacolare, Bogliano dimostra un'approssimazione di messa in scena che lo rende -nonostante la corposa filmografia (con anche un interessante film "geriatrico" sui licantropi)- peggio che un regista amatoriale. Non solo nel patetico e non riuscito tentativo di imitare un tipo di ripresa Anni '80 (con uso e abuso di zoom, effetti psichedelici a finalità allucinatoria, brutta fotografia con effetto di sovraesposizione e montaggio sgangherato) ma per una sceneggiatura (di cui è anche autore) a dir poco improponibile: ad esempio, nei momenti più deliranti, Felix e Sol (nomi più adatti ad un gatto che a cristiani) si comportano irrazionalmente e cercano di fare sesso in contesti allucinanti (lui la masturba in pubblico mentre stanno in auto, oppure si accoppiano imbrattati di sangue dopo avere scannato un povero cristo innocente). La plausibilita', nella sceneggiatura di Bogliano, è un optional, come la regia. Per non parlare delle recitazioni, circonvicine al cagnesco. Da vedere per farsi quattro risate, senza sperare di ritrovare (per quanto queste sarebbero state le intenzioni) le atmosfere veramente malate dei film copiati.
Sul titolo
Che lo si condideri in originale (Ahí va el diablo) o declinato in termini internazionali (Here comes the Devil) non ha alcuna pertinenza con il contenuto perché del satanasso -o meglio diavolo- qui proprio non c'è ombra, men che meno corna.
Curiosità
Solo l'anno seguente (2013), nell'amatoriale Speak no evil viene proposto un nucleo narrativo (con la scomparsa di una bambina) piuttosto simile. Come simili le intenzioni del regista (Roze) di evocare atmosfere da omnibus dell'orrore e classici del genere. Nonostante le premesse il risultato però appare ben diverso, con netto vantaggio (per stile e realizzazione) del film americano di Roze sul -quasi- grottesco Here comes the Devil.
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