Regia di Tobe Hooper vedi scheda film
Assuefatti come siamo ai moderni effetti speciali, rivedere oggi film di questo tipo potrebbe far sorridere qualcuno. Ma è sufficiente un minimo sforzo mentale nel contestualizzare, attingendo alla propria fantasia per rendere efficace anche ciò che appare evidentemente pura finzione, e il difetto dovrebbe essere superato. Potrebbe poi essere utile riflettere sull'impatto avuto all'epoca d'uscita, osservando come tutto sommato non sfiguri più di tanto nemmeno ai nostri giorni (figurarsi quindi o ricordarsi le impressioni suscitate al suo tempo).
Vorrei però focalizzarmi su altri aspetti, che non sono soggetti all'invecchiamento e all'obsolescenza delle tecniche disponibili al momento. In quest'ottica il soggetto diretto da Tobe Hooper, scritto e prodotto da Steven Spielberg (la sua mano si avverte decisamente), nulla ha da invidiare e anzi supera diversi prodotti della odierna modernità.
La paura non è l'emozione che ha contraddistinto la mia personale esperienza. Parlerei piuttosto di un senso d'inquietudine. Ho apprezzato pertanto che non si sia puntato esclusivamente sullo scopo di cercare di spaventare lo spettatore, avendo invece l'ottima intuizione di contaminare il racconto con elementi di solito propri delle fiabe, adornandolo di richiami e di significati. Il tramite cardine di questi innesti è rappresentato dai due bambini più piccoli, lui nei suoi timori ancestrali che affondano in tòpoi ricorrenti (pensiamo, per esempio, al Vecchio Uomo Salice di J.R.R. Tolkien oppure al Pennywise di Stephen King) e lei nel sesto senso di una sorta di luccicanza. L'infanzia diviene naturalmente l'occasione per rispolverare il sempiterno tema della famiglia nelle sue più diverse sfaccettature, dall'ardore dell'amore materno contro il demonio o l'orco del caso fino (per estensione) all'affetto di ogni persona cara, anche quelle defunte. Ecco, in sostanza, come il mero contesto spettrale delle infestazioni domestiche divenga posto in secondo piano, in qualità di pretesto suggestivo in cui sciorinare i contenuti forse oggetto del vero interesse degli autori.
Non intendo nemmeno menzionare i seguiti scaturiti dal successo di Poltergeist (1982). Non li ho visti e non hanno destato la mia curiosità, perché da quel poco che ho letto sul loro conto emerge un giudizio negativo essenzialmente unanime e il confronto con l'originale è perso in partenza. Non m'ispira molto manco il rifacimento Poltergeist (2015), eppure chissà...
Steven vive in un tranquillo centro residenziale assieme alla moglie Diane e i figli Carol Anne, Robbie e Dana. Una sera Carol Anne viene sorpresa mentre sta parlando con qualcuno all'interno del televisore e per tutta risposta comunica alla famiglia che "sono arrivati". Poi Carol Anne scompare misteriosamente, anche se la sua voce continua a udirsi nella casa. Steven si rivolge a una parapsicologa, che dovrà tentare di trovare una spiegazione a quanto sta accadendo...
Dirige con sicurezza in quello che d'altronde è il suo genere tipico di appartenenza.
Steven Freeling, il padre.
Diane Freeling, la madre.
Carol Anne Freeling, la figlia minore.
Dana Freeling, la figlia maggiore.
Robbie Freeling, il figlio.
Tangina Barrons, la medium.
Dottoressa Lesh, la parapsicologa.
Si può ascoltare un più che degno componimento a cura del rinomato Jerry Goldsmith.
Il finale "doppio".
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