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The ABCs of Death

Regia di Nacho Vigalondo, Adrian Garcia Bogliano, Ernesto Díaz Espinoza, Marcel Sarmiento, Angela Bettis, Noboru Iguchi, Andrew Traucki, Thomas Cappelen Malling, Jorge Michel Grau, Yûdai Yamaguchi, Anders Morgenthaler, Timo Tjahjanto, Ti West, Banjong Pisanthanak vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The ABCs of Death

di DeathCross
8 stelle

Un'Antologia estremamente interessante, per certi versi superiore alle mie aspettative: con pochi(ssimi) minuti disponibili a testa ma una praticamente totale libertà creativa (con l'unica 'regola' della Lettera da associare alla Morte proposta nel corto), i vari registi e le varie registe costruiscono delle piccole ma intense opere orrorifiche, raggiungendo in alcuni casi dei risultati artistici assai visionari (spesso dall'Oriente). In 2 ore assistiamo a Stili, Lingue (almeno nella versione originale: non so se in italiano abbiano doppiato tutto) e persino Generi differenti (ci sono un po' di Episodi animati, ma anche alcuni quasi estranei all'Horror, tra Sci-Fi e Dramma), con l'unica costante della Morte e con lo Schermo Rosso (in chiusura e, se non sbaglio, anche in entrata) come unico legame tra i singoli Cortometraggi. Ottima l'idea di rivelare i Titoli (ovvero il termine scelto in base alla Lettera consegnata) alla fine dei vari corti: stimola infatti la curiosità nell'Individuo Spettatore di scoprire il collegamento operato dai realizzatori, e sia quando il risultato è 'indovinato' (come con "Orgasm" o "Quack", ma anche "Fart"l, per citare i primissimi venutimi in mente) sia quando è spiazzante (come con "Speed" o "Hydro-Elecrtic Diffusion", ma anche "WTF!"), alla fine spesso la rivelazione riesce a soddisfare pienamente.
Ma adesso provo ad abbozzare qualche riga per ogni singolo episodio , specificando anche il mio eventuale 'azzeccamento' del titolo e proponendo, a titolo indicativo e non 'fisso', il mio grado di consiglio  (e non voto) in stellette.

"A Is for Apocalypse"

di Nacho Vigalondo

 

Una buona introduzione con un episodio che propone una violenza ambigua e non specificata, il tutto contornato da una cornice apocalittica, anch'essa lasciata nel Mistero. Proprio questa assenza di informazioni, unita alla cura di certi movimenti di macchina (ad esempio quando la donna esce ed entra da e nella stanza) hanno conquistato il mio apprezzamento: non uno degli episodi da me preferiti, ma come dicevo un buon modo per catturare l'attenzione. Il titolo credo di averlo indovinato verso il finale.

(***½)

 

"B is for Bigfoot"

di Adrián García Bogliano

 

Visivamente non mi è dispiaciuto, però rientra troppo in uno schema tradizionale di 'boogeyman creduto finto ma in realtà vero' per conquistarmi appieno: uno dei segmenti meno sperimentali in assoluto dell'Antologia, e per questo tra quelli meno apprezzati da me. Il titolo forse l'avevo ipotizzato, ma senza crederci veramente, perché da me ritenuto un po' troppo forzato (e infatti ipotizzo che forse l'accostamento è stato pensato in altro modo in spagnolo).
(**½)

 

"C is for Cycle"

di Ernesto Díaz Espinoza

Tra gli episodi che mi avevan colpito di più prima che iniziassero a spuntare (quasi come funghi) i Deliri più sperimentali, intriganti e vicini ai miei Gusti cinematografici più sentiti (Grottesco in primis): il Tema del Loop, molto vicino alla Poetica Lynchana, mi affascina sempre, e anche se alla fine la struttura di questo "Cycle" si rivela sostanzialmente non nuova il risultato generale è a mio avviso apprezzabile. Titolo intuibile, ma forse più che a "Cycle" io avevo pensato "Circle" (tanto da confonderlo ogni tanto).
(***½)

 

"D is for Dog Fight"

di Marcel Sarmiento

 

La Slow Motion viene usata qui come una precisissima e radicale scelta stilistica, praticamente per tutto l'episodio, e la distorsione delle voci e dei suoni, assieme al sottolineamento delle deformazioni facciali (sia per gli umani che per il cane), contribuisce a costruire un'Atmosfera di Bestialità toccante e inquietante. Contenutisticamente magari è un po' moralista e, paradossalmente, quasi smielato, ma in ogni caso non si può disprezzare veramente la 'morale' contenuta, e comunque già solo per i sopra enunciati pregi estetici il risultato è pienamente soddisfacente. Titolo intuito solo per metà.
(****½)

 

"E is for Exterminate"

di Angela Bettis

 

Primo episodio diretto da una donna (nota soprattutto come attrice: personalmente l'ho vista nel "Carrie" televisivo, in "Dexter" anche se non la ricordo bene e nel "Sick Girl" di "Masters of Horror", che mi è venuta voglia di rivedere ora che mi è tornata in mente l'ottima interpretazione della Bettis), è anche il primo episodio esplicitamente ironico dell'Antologia: la lotta tra l'Umano (identificato nel protagonista, piuttosto mediocre come non-individuo) e l'Animale, ovvero il Ragno, è vinta in continuazione dal Secondo e l'Epilogo, per quanto prevedibilissimo, è gustoso assai. Titolo non indovinato, e manco mi era venuta in mente un qualsiasi collegamento con la lettera E.
(****)

 

"F is for Fart"

di Noboru Iguchi

 

Pessimo Gusto unito ad un Romanticismo (lesbo) dissacrante: una Follia-Cazzata che trasuda 'trashosità' giapponese da tutti i pori, nonché prima esplosione del Grottesco e del Demenziale nell'Antologia (dopo l'anticipazione ironica dell'episodio precedente), ma che proprio per la sua natura idiota e disgustosa è riuscito a conquistarmi completamente. Un'Assurdità talmente esagerata e 'disdicevole' da auto-sublimarsi raggiungendo, nel Finale, una sorta di Grazia Poetica, pur rimanendo sempre 'intasata' dalla deficienza (se vogliamo infantile) della Scoreggia, ma è proprio questa minchionaggine di fondo che rende possibile la Liricità. Titolo scontato, ma decisamente in linea con lo Spirito del Corto.
(****½)

 

"G is for Gravity"

di Andrew Traucki

 

L'idea della soggettiva poteva anche essere interessante, così come la cripticità del finale, ma il risultato è qualcosa di innegabilmente vuoto, piatto e pure poco interessante sul piano estetico. Mentre lo vedevo, in realtà, mi era anche piaciuto, ma col passare dei minuti, sia durante la visione degli altri episodi sia dopo aver completato il Film, l'impatto è calato drasticamente. Non mi piace troppo l'uso (in particolare negativo) dell'espressione "fine a sé stesso" (che a me pare spesso usata per sminuire le Sperimentazioni e la Cripticità di certe Opere artistiche), ma in questo caso la tentazione è forte anche per me. Titolo non indovinato da parte mia.

(**½)

 

"H is for Hydro-Electric Diffusion"

di Thomas Cappelen Malling

 

Per certi versi mi ha ricordato lo Spirito Grottesco e Pulp del "The Haunted World of El Superbeasto" di Rob Zombie (impressione avuta durante la visione) ma, ancor di più, con il Delirio 'anti-Muppets' del "Meet the Feebles" di Peter Jackson, è la prima incursione del 'Cartoon' (qua nella forma 'pupazzesca') nell'Antologia: molto grottesco ed esplicito, in fin dei conti si rivela una cazzata ma, essendo estremamente divertente (almeno a livello personale), il risultato generale non può non essere ritenuto pienamente soddisfacente. Titolo troppo specifico per essere indovinato, ma proprio per questo divertente.

(****)

 

"I is for Ingrown"

di Jorge Michel Grau

 

Il regista non mi era affatto nuovo, ed ero sicuro di aver visto un suo film in una serata tra amici/he dedicata all'horror latinoamericano moderno: ricordavo bene, visto che è suo "Somos lo Que Hay" (Siamo quello che mangiamo, remakeizzato pure negli usa), anche se pensavo avesse diretto un altro dei film visti in quella serata. Come il lungometraggio suo che avevo visto, anche questo trasuda pretenziosità (a mio avviso) banale da tutti i pori, anche se la sostanziale 'correttezza' tecnica non lo rende un corto brutto. Come con "Gravity", però, anche qui la mia opinione si è ridimensionata drasticamente mentre elaboravo questa mia riflessione. Neanche di questo indovinai il titolo.

(**½)

 

"J is for Jidai-geki"

di Yudai Yamaguchi

 

Ancora Giappone, e ancora toni Grotteschi: una sorta di parodia del Cinema sui Samurai (Jidai-geki infatti identifica un Genere storico in Giappone, il quale fu nell'immediato dopoguerra bandito dagli occupanti statunitensi perché ritenuto 'nostalgico' verso l'era feudale), il Film si basa sostanzialmente su uno scambio tra inquadrature del protagonista, addetto ad aiutare nella pratica del seppuku (decapitando chi fa harakiri per facilitarne il decesso senza ulteriori sofferenze), e appunto l'uomo impegnato nel 'suicidio onorevole'. La tensione avvertita dal primo viene esplicitata tramite la visione di mutazioni assurde e demenziali della faccia del tale che sta squarciandosi il ventre, e il risultato finale è difficile da dimenticare. Titolo difficile da intuire, anche perché identifica più il Genere cinematografico parodiato che non la Morte (ed essendo il termine giapponese la difficoltà aumenta).
(****½)

 

"K is for Klutz"

di Anders Morgenthaler

 

Ironia fondata sul 'Basso', come "Fart", ma non per questo (come nel predecessore giapponese) il risultato è assimilabile ad una cinepanettonata qualunque: la comicità bassa è infatti antichissima (si pensi ad Aristofane, ma non solo), e in questo episodio in particolare viene rielaborata con toni assurdi e grotteschi, arrivando per certi versi a toccare lo scontro tra Essere Umano e Essere 'Alieno' su cui si fondava "Exterminate". Un divertissement, come forse la maggioranza degli Episodi contenuti in questo Film, ma estremamente divertente e, a suo modo, dissacrante, e quindi 'promossa a pienissimi voti'. Titolo non compreso pienamente da me, ma 'foneticamente' parlando mi pare rendere bene.
(****)

 

"L is for Libido"

di Timo Tjahjanto

 

Uno degli Episodi più estremi dell'Antologia, anche questo di origine orientale (anche se non giapponese): provocatorio nel mettere a nudo gradi di perversione scandalosi (e per motivi anche condivisibilissimi), il Film mette in scena una eterna gara per la sopravvivenza basata sulla Masturbazione in condizioni impossibili, il tutto assistito da un pubblico di mascherati pervertiti. Il protagonista supera con disperazione ogni prova e ogni scontro, arrivando (pare) ad elaborare delle allucinazioni, fino a giungere ad un Epilogo mortale. Tra gli Episodi più indimenticabili della Raccolta, nonché uno di quelli dove la resistenza (e l'etica) dell'Individuo Spettatore viene messa più duramente alla prova. Non son sicuro di aver indovinato il titolo, però è innegabilmente azzeccato.
(****½)

 

"M is for Miscarriage"

di Ti West

 

Intrigante come idea e come toni, alla fin fine però non resta particolarmente impresso nella memoria, anche se sul piano estetico è studiato. Anche qui le mie impressioni sono calate drasticamente nel ripensare all'episodio. Non ho indovinato il titolo.
(***)

 

"N is for Nuptials"

di Banjong Pisanthanakun

 

A vederlo diverte, però anche qua col passare delle ore ci si rende conto che il risultato generale è sostanzialmente discreto e nulla più. Spassoso però il pappagallo che ripete i 'versi del tradimento'. Il titolo credo di non averlo neppure 'ricercato'.
(***)

 

"O is for Orgasm"

di Hélène Cattet & Bruno Forzani

 

Lo Stile della Coppia Autrice di "Amer" è riconoscibilissimo (e manco sapevo, o ricordavo, che anche loro avevano dato il loro contributo a questa Raccolta): esteticamente ricercato ed elaboratissimo sui piani della Fotografia, del Montaggio, dei Suoni, non propone una trama vera e propria e, per il suo Sperimentalismo radicale, potrebbe essere accusato di 'pretenziosità' e di 'autoreferenzialità' (qualsiasi cosa questa espressione vaga e relativissima voglia dire). A me comunque l'Effetto è piaciuto moltissimo, perché si respira Arte fino al midollo, e anche se dovesse trattarsi realmente di un qualcosa fine a sé stesso, una sorta di masturbazione formale priva di 'significato' e/o di genuinità, non posso negare di aver adorato questo Episodio. Titolo immediatamente intuibile, ma pure esso d'Impatto.
(****½)

 

"P is for Pressure"

di Simon Rumley

 

Tra gli episodi meno Horror dell'Antologia, il corto è una sorta di 'inchiesta drammatica' sui motivi della prostituzione e su quanto in basso si possa decidere di arrivare pur di garantire una vita dignitosa alle persone care. Come "Ingrown", un episodio piuttosto pretenzioso, anche se tecnicamente ben fatto e, in certi momenti, interessante.
(**½)

 

"Q is for Quack"

di Adam Wingard

 

Prima incursione nel Metacinema all'interno dell'Antologia, vede un'auto-ironica rappresentazione del blocco creativo che Wingard (regista e montatore) e Simon Barrett (sceneggiatore), entrambi interpretati da sé stessi, sperimentano su sé stessi di fronte all'ardua prova della lettera Q. Potrebbe essere letta come una sorta di parodia all'"8½" felliniano, e forse può sembrare inutile e vuoto come episodio, ma personalmente adoro questo Tema, che sento molto auto-biografico (tanto da avere in mente un progetto simile), e quindi anche questo Segmento mi ha soddisfatto in pieno: anzi, per certi versi il mio 'giudizio' in merito aumenta con il progredire delle riflessioni. Il Titolo non è difficile da indovinare, ed è decisamente in linea con il Corto.
(****½)

 

"R is for Removed"

di Srdjan Spasojevic

 

Episodio metacinematografico anche questo, seppure non rompa direttamente la quarta parete come l'episodio precedente (o "W"). Non saprei spiegare per bene come mai, ma per certi versi mi ha ricordato l'Episodio Carpenteriano "Cigarette Burns" per "Masters of Horror": in entrambi i casi, sicuramente, ci troviamo di fronte ad un 'anomalia cinematografica', che qua si presenta come una 'mutazione' della pelle che provoca la produzione costante di pellicole. Il protagonista affronta un percorso di Auto-Liberazione dallo sfruttamento intensivo cui è sottoposto, e per certi versi questo apre la porta a riflessioni sociali tutt'altro che banali. Episodio molto bello e interessante pure questo, quindi, con un Titolo decisamente non banale (e non facile da indovinare).
(****)

 

"S is for Speed"

di Jake West

 

Corto piuttosto grezzo e 'rapido', non è sicuramente tra gli episodi più memorabili dell'Antologia, anche se la protagonista ha del carisma e affascina: l'impressione è che l'idea necessiti di un maggiore approfondimento, nella storia e nella presentazione del mondo in cui si sviluppa. Titolo non indovinato da parte mia (pensavo a "Satan", per la figura misteriosa e demoniaca che insegue la protagonista).
(**½)

 

"T is for Toilet"

di Lee Hardcastle

 

Altra animazione, questa volta in stop motion. Il Regista lo conosco per diversi cortometraggi visti sul suo canale YouTube (come una spassosa rivisitazione 'stile Pingu' di "The Thing"), e anche qui il suo Stile grottesco e violento si fa sentire, proponendo una prima parte Surreale e una seconda parte 'realistica' ma umoristicamente cattivissima (anzi perfida). Non aggiungo molto altro perché non mi vengono in mente molte riflessioni, ma non per questo sono rimasto deluso, anzi. Titolo intuibilissimo e divertente.
(****)

 

"U is for Unearthed"

di Ben Wheatley

 

Un altro episodio in soggettiva, fortunatamente più interessante di "Gravity": siamo negli occhi evidentemente di un Vampiro, inseguito da una squadra di 'esorcisti' contemporanei (tra cui un prete) nei boschi fino alla cruenta esecuzione finale. Non ci sono molti spunti di riflessione, e alla fine l'unica sperimentazione è l'uso integrale della soggettiva (che dà al corto un'aspetto videoludico, mentre in "G" si avvertiva più una parentela col mockumentary), ma il risultato complessivo è godibilissimo. Non ci sarei mai arrivato al titolo, anche se durante la visione mi chiedevo a cosa potesse corrispondere la "U" (visto che 'Vampire' non era possibile).

(***½) 

"V is for Vagitus"

di Kaare Andrews

 

Cercando info su Andrews, ho visto che prima (e più) di essere un regista egli è un fumettista, e mi son ricordato anche che sua è la regia di "Cabin Fever: Patient Zero". Questo background in parte si sente: il corto, infatti, suggerisce uno scenario futuristico piuttosto interessante, mostrando un mondo distopico dove le nascite sono controllate e il governo è impegnato in una sorta di 'crociata' anti-mutanti. Lo scenario però appare visibilmente incompleto, tradendo una volontà di espansione dell'universo mostrato in qualcosa di più grande (e infatti pare che l'idea fosse nata per un progetto di lungometraggio), e la costruzione generale dell'episodio non convince pienamente, tradendo delle ambizioni troppo grandi per un progetto 'troppo piccolo'. Anche questo titolo non sono riuscito ad azzeccarlo.
(**½)

 

"W is for WTF!"

di Jon Schnepp

 

Si parte con un'Animazione dal Gusto decisamente Cult, da Fantasy Adulto ironico (mi viene in mente "Korgoth of Barbaria", pilot di una serie purtroppo mai realizzata), ma subito capiamo di trovarci di fronte ad un altro episodio metacinematografico. In particolare, come in "Q", anche qui vediamo il regista (e la sua troupe) impegnato a cercare idee per il suo contributo all'Antologia. Se in "Q" però Wingard e Barrett si trovavano a corto di idee per la Lettera ricevuta in consegna, qua Schnepp si ritrova invaso da una moltitudine di idee, tutte troppo bizzarre e/o troppo esagerate (anche in mezzi) per essere realizzate, ma per un evento catastroficamente assurdo tutti i suoi Progetti per il Corto irrompono nel 'mondo reale' provocando un'Apocalisse estrema e densa, che cinematograficamente si traduce in un Trip surreale dove Animazione, B-Movie in stile 'giapponese' (con improbabili kaiju) e live action. Schnepp non può far altro che 'perdere la testa' ed esclamare «What the Fuck?!?», chiudendo così il suo Corto. Uno degli Episodi più memorabili, secondo me, dell'Antologia: rispetto a "Q", con il quale condivide il tema del 'blocco creativo', l'Episodio di Schnepp trasuda una Visionarietà maggiore e prorompente, e il suo è il Segmento che più si avvicina al Caos grottesco raggiunto da tutti (o quasi) gli Episodi orientali. Il Titolo non si indovina, ma in pratica lo si esclama all'unisono con l'Autore.

(*****)

 

"X is for XXL"

di Xavier Gens

 

Per metà corto sembra di assistere più ad un dramma psicologico (sulle prese in giro nei confronti delle persone grasse), nella seconda parte si arriva a toccare il Disgusto, partendo dall'abbuffata della protagonista fino a giungere alla sua drastica operazione di auto-eliminazione. Non tra gli episodi da me maggiormente apprezzati, è però innegabilmente ottimo nel mettere in scena il Disagio e la non (Auto)accettazione della protagonista, grazie anche ad un montaggio attento a costruire i collegamenti psicologici della donna (che infatti 'rivede' le pubblicità della magrezza mentre si 'opera'). Il Titolo è palese fin dall'inizio.
(***½)

"Y is for Youngbuck"

di Jason Eisener

 

Diretto dal regista di "Hobo with a Shotgun" (sia il fake trailer, da me visto, in "Grindhouse" sia il lungometraggio, da me non visto, con Rutger Hauer), come altri Corti dell'Antologia anche questo è sostanzialmente privo di dialoghi, commentato da una Musica elettronica 'simil-ottantiniana' alquanto intrigante. Per la sua 'musicocentricità' e per il montaggio parallelo tra passato e presente, il Segmento ha l'aspetto quasi di una videoclip. Eisener mette in scena una Vendetta spietata verso un terribile abuso contro l'Infanzia (con una violazione prima dell'etica di un ragazzo, costretto ad uccidere un cervo, e poi del suo corpo, come suggerisce la calata di braghe del bidello), e lo fa con un gusto estetico che, personalmente, non lascia indifferenti. Titolo non intuito per nulla.
(****)

"Z is for Zetsumetsu"

di Yoshihiro Nishimura

 

La Chiusura dell'Antologia viene affidata ad un Episodio giapponese (il 3°, anche se a quanto pare originariamente il Corto doveva intitolarsi "R is for Rice", ma ho scoperto ora che non è l'unico cambiamento di Titolo e di Lettera apportato nell'Antologia), e come i precedenti anche qui si tocca prepotentemente il Grottesco. Per certi versi, il Segmento raggiunge l'Apice dell'Assurdo e dell'Esagerazione, nonché del Cattivo Gusto, con accostamenti poco gustosi tra 'pornate perverse' e cibi e pesanti provocazioni (come svastiche e riferimenti all'11 settembre), il tutto condito da citazioni al Cinema di Kubrick con un evidentissimo richiamo al Dr. Strangelove. L'Episodio è talmente assurdo, grottesco, provocatorio e illogico da dare l'idea di essere, al contempo, un'Accozzaglia di cazzate esagerate ed un'Opera densa di spunti critici: personalmente ho visto contestazioni all'imperialismo statunitense, al nazionalismo giapponese, alle menzogne dell'industria (alimentare) e altro. Uno degli Episodi da me maggiormente apprezzati, credo 'pari merito' assieme a "W is for WTF!". Titolo impensabile se non si conosce bene il giapponese (e infatti io non l'ho azzeccato).
(*****)

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