Regia di Nacho Vigalondo, Adrian Garcia Bogliano, Ernesto Díaz Espinoza, Marcel Sarmiento, Angela Bettis, Noboru Iguchi, Andrew Traucki, Thomas Cappelen Malling, Jorge Michel Grau, Yûdai Yamaguchi, Anders Morgenthaler, Timo Tjahjanto, Ti West, Banjong Pisanthanak vedi scheda film
Un tunnel dell'orrore che rispetta con rigore l'ordine alfabetico e permette ad una schiera di cineasti, alcuni anche piuttosto famosi, di esprimersi senza remore in tema di morte, ma anche di follia, degenerazioni, maniacalità e ossessioni di ogni genere. Curioso, a tratti appassionante, nell'insieme un po' discontinuo per convincere appieno.
Progetto curioso ed intrigante, quello di radunare un numero di giovani registi che coprano numericamente con esattezza il numero delle lettere dell’alfabeto; assegnar loro quindi una lettera ciascuno, lasciandoli liberi di girare nella più assoluta indipendenza un cortometraggio di massimo 6/7 minuti incentrato su un unico specifico argomento: la morte, oltre a tutto ciò che ne consegue o ne precede la sintesi.
Bizzarra co-produzione statunitense-nipponico-spagnolo-messicana che si concretizza in una accozzaglia di piccoli ed a volte pure inventivi o divertenti horror, alcuni dei quali vedono anche la firma di cineasti piuttosto apprezzati nel settore, se non addirittura cult.
Tra i registi più celebri Nacho Vigalondo si impossessa della lettera A e firma uno degli episodi più riusciti ed inquietanti, Apocalypse: una corsa contro il tempo di una donna per eliminare il marito morente, prima che succeda una cosa ancora peggiore. Chi conosce almeno un po' il talentuoso regista iberico può immaginare di cosa stiamo parlando: "stanno arrivando..."
Tra gli altri registi noti, citerei l’episodio dell’attrice Angela Bettis (la protagonista de Storia di una capinera di Zeffirelli) che con la E di Exterminate mette al centro della vicenda un ragno che si vendica dell’uomo che ha cercato poco prima di schiacciarlo: rancoeoso. Ti West si occupa della M di Miscarriage, e dirige un episodio fulmineo su un aborto spontaneo che una donna subisce senza nemmeno accorgersene: casalingo...ma non troppo. La coppia di registi Bruno Forzani e Héléne Cattet con la O di Orgasm ci raccontano un atto sessuale ripreso con la macchina da presa aderente al volto e al corpo della donna: voyeurista. Mentre l’inglese Ben Wheatley con la U di Unhearted ci parla di un vampiro braccato dalla folla ed impalato sulla pubblica piazza: esasperazione da succhiasangue. Xavier Gens si occupa di sovrappeso col suo impressionante XXL, nel quale una donna in carne, derisa ed umiliata in più circostanze, decide di togliersi da sola il grasso in eccesso con l’uso di un coltello: l’operazione riesce, ma l’orrore regna sovrano: letteralmente "affettato".
Per il resto si tratta di giovani registi non ancora molto noti, alcuni dei quali tuttavia sorprendono per l’ingegno ed il coraggio di raccontare anche argomento scabrosi senza mezzi termini: sessualità deviate, vizi incontenibili, escrementi: questi ultimi sono protagonisti di più di una vicenda e la loro rappresentazione avviene spesso, e mi viene da aggiungere "per fortuna", con la tecnica dell’animazione.
L’effetto sorpresa e la inevitabile disparita' ed eterogeneita' dei corti, soddisfa soprattutto nella prima ora, poi l’accumulo di situazioni e la variegata natura e qualità degli episodi finisce un po’ per stancare ed affaticare. Come se tutto quell'accumulo di eventi e situazioni folli affrontati senza tregua uno dopo l'altro, necessitassero di un periodo fisiologico di assimilazione.
The ABCs of death resta tuttavia un esperimento singolare e curioso, che ha avuto un paio di anni dopo, quindi di recente, pure un seguito che rispetta la stessa tecnica e lo stesso elenco alfabetico: un sequel magari non proprio necessario, ma che magari un giorno potrò pur vedere, lasciando passare un po’ di tempo per assimilare e digerire, o magari far solo decantare, questo lungo, sporco e irriverente collage dell’orrore e della follia, umana ma non solo.
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