Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Lui scopre che lei lo tradisce, lei per ripicca gli dice che la loro neonata è figlia dell’amante. Lui cambia vita e abbandona la bambina; anni dopo, in punto di morte, la donna lo richiama a sé per dirgli che la piccola era veramente figlia sua.
Questa pellicola appartiene al periodo messicano di Luis Bunuel, quello durante il quale il regista si fece le ossa con film a basso budget e realizzati in tutta fretta, cercando comunque di lasciare qualcosa al pubblico. In questo lavoro, non tra i più noti e convincenti di tale fase artistica, parte da un dramma teatrale di Don Carlos Arniches (Don Quintin el amargao) tramutato in sceneggiatura da Luis e Raquel Alcoritza per raccontare una vicenda di ordinaria gelosia e orgoglio, non priva di punte di ironia. A conti fatti però di godibile c’è davvero poco ne La figlia dell’inganno, prodottino senz’altro realizzato con sufficiente cura, ma a cui manca un’anima forte, in cui non si ritrovano argomenti notevoli o personaggi memorabili; anche il protagonista Don Quintin sembra tratteggiato in maniera un po’ troppo leggera. Un’ora e un quarto abbondante di durata, con un cast formato da interpreti messicani fors’anche noti in patria, ma la cui fama non ha varcato i confini nazionali: Fernando Soto, Ruben Rojo, Fernando Soler; tutti in parte, ma senza fuoriclasse evidenti. Il finale a tarallucci e vino è probabilmente la cosa meno riuscita dell’intero lavoro. 3,5/10.
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