Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Don Quintín sorprende la moglie in flagrante adulterio, la caccia di casa e lei per vendicarsi gli fa credere di non essere il padre della loro unica figlia: lui depone la bambina davanti a un tugurio di poveracci, e negli anni seguenti manda denaro in incognito per fargliela allevare; ma, quando torna a riprendersela, lei è appena fuggita dal genitore adottivo manesco insieme al fidanzato: padre e figlia si incontreranno senza saperlo, e saranno scintille. Remake di un film spagnolo del 1935, di cui Buñuel era stato produttore esecutivo. Soggetto da melodramma, svolgimento da opera buffa grazie soprattutto ai due aiutanti pasticcioni di don Quintín. Pur restando un film su commissione, è un’opera abbastanza personale: notevole in particolare la scelta registica di comprimere la crescita della ragazza in un’ellisse fra la chiusura e l’apertura dello sportello di un armadio. Ma all’interno della produzione buñueliana importa in primo luogo il protagonista maschile: un personaggio volitivo, cupo, inesorabile nel suo desiderio di vendetta, sempre pronto a mettere mano alla pistola; il tipo di hidalgo che si era già visto in Adolescenza torbida e che qui comincia a essere messo apertamente in ridicolo, aprendo la strada che, attraverso varie tappe intermedie, porterà fino al Fernando Rey di Quell’oscuro oggetto del desiderio.
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