Regia di Andrew Capper vedi scheda film
L’avevamo letto di Snoop Dogg reincarnato in Snoop Lion e poi ascoltato in un disco altalenante (Reincarnated appunto). Ma, a dispetto del nuovo nome, il gangsta rapper che ha partecipato in prima persona alla deriva più violenta di quel movimento è diventato molto mansueto. Tutto peace&love. Un passaggio che poteva sembrare costruito a tavolino ma che nel bel documentario di Andy Capper (una delle menti del sito www.vice.com) rivela un’interessante autenticità e, soprattutto, umiltà. Parola d’ordine del suo viaggio spirituale in Giamaica dove abbraccia la cultura rastafari e registra l’album reggae. L’abusata parola “respect” è ora un modo di stare al mondo grazie a cui riesce a cantare insieme al mitico e diffidente Bunny Wailer (del trio The Wailers con Bob Marley e Peter Tosh). Il doc pedina Snoop Lion tra gli studi di registrazione, le strade brulicanti di Trenchtown dove tutto (il reggae) è iniziato e poi fin sulle montagne a fumare la marijuana di “prima scelta” che la Giamaica produce. Sullo sfondo l’estrema povertà dell’isola, i conflitti politici e la lunga mano degli Stati Uniti che riesce a far arrestare i trafficanti di droga considerati dalla popolazione dei salvatori. Un déjà-vu. Così il passato di Snoop Dogg torna con violenza con il ricordo delle morti di amici (come Tupac Shakur), lo spaccio, la prigione, la musica con l’etichetta discografica più violenta del mondo. «Ero il re di quella merda» conclude prima di voltare pagina.
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