Regia di William Friedkin vedi scheda film
Con toni talora buffoneschi ed utilizzando ingenti risorse economiche per ricostruire una Boston d’epoca, ispirandosi alla pittura di Edward Hopper, Friedkin racconta una famosa rapina alla Brink’s per parlare, come spesso fanno gli autori di cinema, dell’America appena uscita dalla vittoriosa guerra e già ansiosa di infilarsi nel tunnel della Caccia alle streghe. Tanto è vero che il capo del FBI, J. Edgar Hoover, adombra, nel clamoroso colpo milionario, un complotto tra i comunisti e la criminalità organizzata. E, invece, responsabile della rapina era una disorganizzatissima banda di italoamericani, in combutta con un paio di poco affidabili irlandesi. Il paradosso è che la polizia americana e la sorveglianza di una compagnia come la Brink’s – che ha nella sicurezza il suo scopo sociale – si rivelano dei veri colabrodi di fronte alla scalcinata banda, capeggiata da un ladruncolo che non ricorda neppure se sia nato a Palermo oppure a Salerno. Così il FBI scopre gli autori della rapina appena pochi giorni prima della prescrizione del reato, non trova il bottino e mentre Hoover annuncia ai microfoni della radio (dopo avere speso ben 29 milioni di dollari per le indagini) che «il crimine non paga», i ladri vanno in carcere tra il plauso di due ali di folla: «lui è un mio amico» esclama entusiasta un anziano indicando Tony Pino (Falk), «una volta ha rubato nel mio negozio!». Questi soliti ignoti made in USA si godranno un bottino più sostanzioso di un pentolino di pasta e ceci. Un film minore nella filmografia di Friedkin, ma migliore di qualche suo lavoro «maggiore».
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