Regia di Aleksander Nordaas vedi scheda film
Interessante horror norvegese che punta sul pathos e il terrore che certe antiche leggende nordiche si portano dietro, con le loro presenze maligne o beffarde ad abitare foreste invalicabili e sconosciute anche all'uomo più esperto. Un horror a basso costo, come appare piuttosto evidente grazie a scelte scaltre e condivisibili di sceneggiatura che privilegiano l'unità di luogo e la presenza di un circoscritto numero di attori (di fatto solo quattro in totale), puntando tutto sul rimando e sulla suspence di una apparizione che viene rimandata a lungo e poi centellinata con abile accortezza.
La “No shit cleaning service” (una denominazione sociale fantastica ed irresistibile) è una piccola società di pulizie che si appresta a ripulire una zona del crimine in una baita sperduta nelle foreste, dove è stato ritrovato il corpo martoriato di un anziano studioso. In attesa che arrivi una squadra speciale per effettuare ulteriori accertamenti, mentre uno dei due ragazzi continua ininterrottamente a vomitare, essendo alle prime armi, l'altro procede sicuro e imperturbabile a rimuovere fluidi e parti di membra umane come se nulla fosse.
Nel sotterraneo, grazie soprattutto alla curiosità del più sensibile, i due ragazzi scoprono, all'interno di una vasvca da bagno ed immersa in un liquido lattiginoso, il corpo di una avvenente donna bionda e nuda, che poco dopo si risveglia affamata ed impaurita.
Guardandosi attorno i due scopriranno che la donna in realtà è una “huldra”, personaggio mitologico della fantasia nordica che, trovata da bambina dal ricercatore, è stata allevata come un essere umano e, mediante sofisticati accorgimenti anche fisici (il taglio della coda in età adulta), trasformata in una donna pressoché apparentemente normale. Ma il richiamo della foresta è potente e la forza dell'istinto è davvero difficile da far rimanere sotto controllo, specie ora che il suo creatore non c'è più, ucciso da misteriose presenze che si aggirano nella foresta, le altre huldre che tornano a rivendicare l'appartenenza del loro simile ingiustamente sottratto loro.
Film schietto e diretto bene, che gioca sull'accumulo di suspence regalandoci momenti di attesa e terrore davvero da cardiopalma, e favorito da una scenografia molto accurata, seppur cicoscritta nello spazio di poche stanze e scantinati, a cui si contrappongono magicamente riprese di boschi misteriosi percorsi da esseri misteriosi e furtivi, Thale riesce perfettamente nell'intento di emozionare e creare tensione: sa andare al dunque senza perdersi in troppi preamboli o rimandi, e mantiene il giusto equilibrio tra ironia scanzonata e mistery più serioso: per tutti questi motivi esso risulta un ottimo prodotto di genere, una sorpresa gradita e una boccata d'aria fresca seppur forse non troppo originale, all'interno di una tipologia di cinema che spesso dimostra di cominciare sempre più ad avere il fiato corto e a ripetersi all'infinito.
Interessanti e più approfondite del solito le caratteristiche interiori dei due protagonisti, l'uno sensibile e impressionabile fino all'esasperazione, l'altro flemmatico e pacato l'esatto opposto: entrambi con due problematiche da affrontare, rispettivamente affettiva e di salute: entrambi apparentemente allo sbando, fino al giorno in cui le rispettive vite banali e qualunque incontrano quelle della leggendaria huldra.
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