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The Act of Killing - L'atto di uccidere

Regia di Joshua Oppenheimer, Christine Cynn, Anonimo vedi scheda film

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La recensione su The Act of Killing - L'atto di uccidere

di supadany
8 stelle

Il film più potente, surreale e spaventoso dell’ultimo decennioWerner Herzog

Non dobbiamo crederci solo perché lo dice un maestro qual è Werner Herzog, ma la sua affermazione appare calzante e i meriti di Joshua Oppenheimer non si fermano certamente qui.

Anzi, sicuramente l’elemento principale risiede altrove, ovvero nel punto di vista che poi giustifica per l’appunto il commento del regista tedesco.

Le vittime ormai sono altrove, sicuramente in un posto migliore, i colpevoli invece ci sono ancora; spetta a loro documentare un atroce passato, senza farsi alcun problema nel far rivivere pagine di incontrollate violenze che non si possono dimenticare.

Indonesia, nel 1965 i paramilitari del movimento Pancasila sono i protagonisti di un colpo di Stato che genera un genocidio.

Più di un milione di persone sono vittime della più grande caccia al comunista di tutti i tempi.

 

scena

The Act of Killing - L'atto di uccidere (2012): scena

 

Quelli che ieri erano killer, oggi sono anziani benestanti che ripercorrono le loro gesta.

Quando il punto di vista diventa la stella polare grazie all’utilizzo sapiente del lato nero della medaglia.

Pavoneggiarsi teatralmente dei propri massacri è un qualcosa che risulta devastante più del vedere chi piange i suoi cari.

I protagonisti fanno letteralmente cinema, sicuri e spavaldi, senza remora alcuna, ripercorrono le scene dei loro inumani crimini con sorrisi dilanianti e per rendere tutto più realistico arrivano anche ad imbastire piccoli “show” dove interpretano pure le vittime.

Il “male” si fa in questo modo oltre modo tangibile e blasfemo, Joshua Oppenheimer riprende evidenziando un compiacimento che stride portando a ragionare universalmente sulle implicazioni che derivano dal potere.

Si parla di una realtà lontana, ma questa non può essere una scusante per chiudere un occhio, la differenza con altri genocidi risiede solo nel fatto che nessuno si è mai mosso per punirli, è un po’ come se in passato un gerarca nazista fosse riuscito a far accettare le sue azioni come giustificabili.

In fondo, si tratta solo di posizioni di potere, chi ce l’ha, tutela chi lo ha aiutato ad ottenerlo, chi lo perde viene perseguito (non sempre).

Un docu-film dai contenuti devastanti, che prende forza dal male che ha il ghigno del diavolo e pure la sua sfrontatezza tale da rendere inerme il popolo e lo spettatore non può che rimanere allibito, almeno in prima battuta.

Quando il male è così sicuro di se stesso da non vergognarsi di nulla.

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