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The Act of Killing - L'atto di uccidere

Regia di Joshua Oppenheimer, Christine Cynn, Anonimo vedi scheda film

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La recensione su The Act of Killing - L'atto di uccidere

di DeathCross
10 stelle

Diretto e co-prodotto da Joshua Oppenheimer, The Act of Killing è un documentario memoriale sui massacri (di stampo "anti-comunista", con una definizione molto ampia e arbitraria di "comunista", come spesso accade nelle ondate di "red scare") indonesiani del biennio 1965-1966, interrogando persone direttamente responsabili degli eccidi: acclamato dalla critica ma generando inevitabilmente controversie, nel 2014 Oppenheimer realizzerà un altro film sull'argomento, The Look of Silence.
Con riprese durate dal 2005 al 2011 poi rimontate senza seguire un ordine cronologico (si capisce, oltre che da ripetizioni di scene, dai numerosi cambiamenti di capigliatura di alcuni personaggi, in particolare il "protagonista" Anwar Congo), il Film indaga non tanto gli eccidi in sé, che vengono ricreati anche con modalità spettacolari dai carnefici stessi, quanto alla totale impunità e, addirittura, celebrazione a distanza di anni, evidente sia in cerimonie pubbliche sia nell'assenza di rimorso che esternano parecchi intervistati: per questo motivo, scorrendo i titoli di coda, troviamo parecchi "Anonymous", ovvero persone indonesiane coinvolte direttamente nella lavorazione del Film (uno anche come co-regista insieme alla co-produttrice Christine Cynn) timorose di persecuzioni, legali e non. Analogamente a quel che accade in El Sicario di Gianfranco Rosi, anche qui assistiamo, nel personaggio di Congo, a una graduale presa di coscienza dell'atrocità delle proprie azioni, scaturita dopo la visione di una ricostruzione.
Non manca, inoltre, una vena auto-riflessiva, più che meta-cinematografica, sul Film stesso: pur non mostrandosi mai davanti alla macchina da presa, Oppenheimer fa sentire in diversi momenti la sua voce e viene interpellato direttamente dalle persone inquadrate, e questo, unendosi alla rivisitazione 'narrativa' di certi episodi, come la ricostruzione dell'assalto a un villaggio, porta a riflettere sul ruolo che i media hanno, dalla televisione (si mostra un reportage televisivo, più retroscena, in cui si celebrano i massacri) al Cinema (Congo e soci erano gangster che presidiavano le sale cinematografiche e più volte citano ispirazioni hollywoodiane, ma si rivisita anche <Pengkhianatan G30S/PKI, film di propaganda del 1984 in favore dei massacri).
Un Lavoro penetrante e disturbante nella sua (apparente) freddezza, due ore e tre quarti (nel Director's Cut) di destabilizzazione da cui non si riesce, seppur volendo, staccare gli occhi. Se proprio bisogna trovargli un difetto, forse è quello di non sottolineare il coinvolgimento occidentale nei massacri, limitandosi a una citazione iniziale, ma bisogna ribadire che l'intento del Film non è tanto indagare gli eccidi in sé ma su come il regime ha mantenuto un'atmosfera celebrativa dei massacri.

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