Regia di Adolfo Conti vedi scheda film
E' un documentario asistematico, nel senso che non segue un ordine preciso (temporale, ad es.), ma ripercorre alla rinfusa la vita e la carriera di Valerio Zurlini servendosi dei suoi diari e con particolare riferimento ai suoi soggiorni a Venezia e a Riccione. Adolfo Conti intercala numerose riprese di queste località in inverno, cioè quando Zurlini le frequentava: bisogna dire che sono apprezzabili sia per la fotografia che per l'atmosfera brumosa e solitaria che riescono a costruire.
Zurlini non si vede tanto, credo a motivo delle poche interviste che il regista concedeva. Più volte, invece, vengono inseriti brani di un'articolata intervista radiofonica del 1977. Quanto invece alle immagini girate sul set di "Le soldatesse", è difficile credere che ce ne siano così poche, e quindi qui dico che si poteva inserirne di più. Vengono poi intervistati l'ormai vecchio Jacques Perrin, e alcuni collaboratori del cineasta.
L'immagine che esce di Zurlini non è solo di un regista, men che meno di un artigiano del cinema che ha girato un po' di film su commissione. Egli era molto di più: ad esempio scriveva benissimo, era un po' filosofo, aveva una sensibilità fuori dal comune, e di sicuro una vena poetica. Era inoltre appassionato di pittura, specie quanto ai grandi affreschi di certe chiese.
Accanto ai rimpianti per la giovinezza perduta, e per le occasioni perdute, Zurlini era molto amareggiato dall'enorme difficoltà che incontrava quando voleva girare un film, nonostante i buoni risultati che sempre otteneva. Quei pochi film che poté fare gli costarono enormi difficoltà ed estenuanti diatribe con i produttori. Ma, ancor più, diversi film pensati e scritti non videro l'assegno di un produttore, perché su di lui, quei meschini, non volevano scommettere un soldo. Rimasero quindi nel cassetto, con grande amarezza del loro autore, "Verso Damasco", sulla conversione di San Paolo, e "Sole nero", sul rapporto tra un fedele cattolico e un crudele assassino (?!). Queste vicissitudini portarono Zurlini ad affermare che "i capolavori del cinema sono stati girati o per caso, o perché i registi mentirono ai produttori con doveroso cinismo." Insomma, arte e quattrini sono come il diavolo e l'acqua santa.
Non un gran documentario, ma non privo di pregi, e interessante per chi ama questo sfortunato regista italiano. PS: la foto della scheda lo ritrae a Venezia nel 1962 col giovane Andrej Tarkovskij. I grandi si incontrano.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta