Regia di Luigi Petrini vedi scheda film
A suon di lupara è la terza pellicola diretta del semisconosciuto Petrini, regista non disprezzabile e spesso autore dei propri copioni; come in questo caso, nel quale firma la sceneggiatura insieme a Marino Onorati e ad Angelo Sangermano. Più un film di costume, che di denuncia: un'opera meno coraggiosa di quelle di Germi, ma ben più incisiva di certi lavori 'da cartolina' che si limitano a riprendere i tratti (geografici come sociali) positivi o invitanti del luogo in cui l'azione si svolge, tralasciando completamente le relative problematiche. Ecco, qui la mentalità mafiosa viene messa in campo, ma con molta freddezza e nessuna voglia di andare a fondo alla questione, nonostante il titolo caricaturale già lasci presagire qualcosa di più articolato. Nel cast troviamo il canadese Lang Jeffries, abbastanza attivo nel nostro cinema degli anni Sessanta, Femi Benussi, Annabella Incontrera, Nino Vingelli e una salva di nomi poco o per nulla noti; si segnala anche un ruolino riservato al giovane (e quasi capelluto) Lino Banfi. Il finale conciliante pare un po' forzato, ma è d'altronde in linea con lo spirito di base del lavoro. 4,5/10.
Giunto in Sicilia per lavoro, un magistrato tenta in ogni modo di cambiare la mentalità chiusa e retrograda del posto. Quando sua moglie rimane incinta e lui sa di non essere il padre, però, l'uomo reagisce in maniera ben poco comprensiva e progressista.
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