La recensione su Le avventure di Sherlock Holmes

Si tratta del secondo (e ultimo) lungometraggio della 20th Century Fox con protagonista Basil Rathbone nei panni del celebre detective inventato da Arthur Conan Doyle dopo Il mastino dei Baskervilles dello stesso anno (i successivi episodi saranno invece prodotti dalla Universal a partire dal'42).

Ma alla base del film non c’è uno dei romanzi di Conan Doyle ma la commedia del 1899 Sherlock Holmes dell’americano William Gillette, che fu uno dei primi attori a impersonare Holmes a teatro, che raccoglieva spunti da diverse storie brevi di Holmes tra cui Scandalo a Bohemia, La lega dei capelli rossi, Un caso di identità e L'ultima avventura, scritta direttamente su licenza degli eredi di Doyle.

Si tratta di una pellicola fondamentale per la storia cinematografica di Sherlock Holmes e molta dell’importanza è legata in primo luogo proprio alla figura, ormai dimenticata, di William Gillette (1853-1937).

Basato, come detto, su uno spettacolo teatrale e con una sceneggiatura di Edwin Blum & William Drake, in Le avventure di Sherlock Holmes il protagonista è nuovamente impersonato da Basil Rathbone, considerato da molti, grazie anche alla notevole somiglianza con i disegni di Sidney Paget, la perfetta personificazione del leggendario detective.

La trama, seppur abbastanza semplice, riesce a coinvolgere ancora oggi e il finale ha un epico respiro spettacolare (e ricorda molto una sequenza de Gli Intoccabili di De Palma)

Non manca qualche guizzo in una regia, comunque, di mestiere e si affida anche a giochi di luce, ad oggi, abbastanza stereotipate e denota qualche divagazione di troppo.

Riuscita e funzionale invece la ricostruzione in studio della nebbiosa Londra ottocentesca, soprattutto per merito della splendida fotografia in bianco e nero di Leon Shamroy.

Nel cast, oltre al ritorno dalla pellicola precedente di Basil Rathbone (di cui resta impressa la sua performance travestito da cantante di vaudeville con tanto di baffoni, paglietta e giacca a righe) e Nigel Bruce, troviamo George Zucco che veste per la prima volta i panni del Professor Moriarty (ritornerà poi in Sherlock Holmes a Washington ma in un altro ruolo), rivelatasi una scelta felice, e soprattutto l’inglese Ida Lupino, volto celebre delle pellicole noir di Raoul Walsh (Strada maestra, Una pallottola per Roy insieme ad Humphrey Bogart) e futura regista di talento. Completano il cast Alan Marshal, Terry Kilburn e Henry Stephenson.

Le avventure di Sherlock Holmes è stato un ottimo successo ed è stato ben accolto dal pubblico e dalla critica, sia americana che inglese.

In Le avventure di Sherlock Holmes viene nominata per la prima volta in una pellicola cinematografica la celebre battuta “Elementare, Watson!" (("Elementary, my dear Watson" in lingua originale), battuta celeberrima che è stata inserita nel 2005 nella lista delle cento migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi, lista stilata dall'American Film Institute, figurando in 65° posizione.

Simpaticissimo, in tal senso, il finale con Holmes che, terminate le indagini, riprende la sua snervante ricerca per identificare la nota di violino con cui riuscire a scacciare le mosche finché Watson, oltre modo infastidito, non le colpisce con un giornale cacciandole via: “Elementare, mio caro Holmes, elementare”.

La scena è stata poi riproposta, con qualche modifica, da Guy Ritchie nel suo Sherlock Holmes del 2009.

P.s. Anche la scena finale del furto ad opera di Morierty nella Torre di Londra e quella iniziale del processo a Moriarty dove viene scagionato, con grande disappunto di Holmes, sono state riproposte, con le opportune modifiche, nel serial TV Sherlock dela BBC nell'episodio finale della seconda stagione Le cascate di   Reichenbach.

VOTO: 7