Regia di Roy William Neill vedi scheda film
Dopo l'assassinio del Re di Rutenia, Holmes e Watson vengono incaricati di scortare suo figlio in Europa dai suoi fedelissimi, passando per Algeri, a bordo di un transatlantico che trasporta anche un certo numero di persone sospette, ognuna delle quali potrebbe essere coinvolta in un complotto per assassinarlo…
Prima pellicola realizzato dopo la fine della Seconda guerra mondiale, più che un giallo è ancora, a tutti gli effetti, un film di spionaggio e non ha nemmeno molto senso per il periodo in cui è stato scritto. Destinazione Algeri è principalmente il racconto di una lotta intestina per il potere in un paese, inventato, dell’Europa centrale che è sorprendentemente fedele a certi toni delle opere originali ma che contrasta terribilmente con il periodo storico del serial cinematografica, facendolo sembrare stranamente antiquato.
Adattamento di Leonard Lee da Il ritorno di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, Destinazione Algeri è noto quasi esclusivamente per il fatto che Nigel Bruce fa sfoggio delle sue note doti canore con una calorosa interpretazione di Loch Lomond, un adattamento del periodo giacobita di una canzone, in origine di natura erotica, del diciottesimo secolo, ed è anche un ottimo esempio della formula Universal che si allargava ad includere nel classico giallo investigativo anche altri generi, forse con l’intenzione di allargare esponenzialmente il bacino di potenziali spettatori.
A conseguenza di questo i film di Sherlock Holmes divennero dopo la Seconda Guerra Mondiale sempre più rilassati, gli sceneggiatori avevano sempre più meno richieste e meno vincoli di salvaguardare il canone ufficiale con il risultato che ogni film diventava un’opera a sé stante e non l’ennesimo capitolo di un serial cinematografico.
E questa dodicesima pellicola, diciamolo subito, non è certamente uno dei migliori.
Le cose in realtà iniziano abbastanza sorprendentemente e in un modo deliberatamente contorto di reclutare Holmes ambientato tra i vicoli nebbiosi di Londra ma una volta che l’azione (!?) si sposta in alto mare la cosa prende una piega decisamente diversa,
Molte meno indagini investigative e più sotterfugi e inganni da romanzo di spionaggio, a suo modo piuttosto pittoreschi, per un racconto che si svolge in realtà piuttosto banalmente.
Non ci sono veri misteri da risolvere o una serie di indizi da decifrare e/o seguire se non una serie di personaggi a offrire false piste e poco altro, il duo di combattenti del crimine si impegnano (!?) in quello che equivale a un gioco di attesa mentre tentano di proteggere la vita del Reale in pericolo.
Un'unica location senza possibilità di fuga e di convivenza forzata con gli stessi assassini avrebbe potuto fornire il giusto scenario per improvvisi colpi di scena e di crescente tensione sull’incolumità dei passeggeri ma l’unica cosa che si avverte è tutta una serie di citazioni e allusioni all’iconografia letteraria di Sherlock Holmes (la SS Friesland del film prende il nome da una nave citata in The Norwood Builder, mentre la storia che Watson racconta a cena, che viene soltanto accennata, del Ratto gigante di Sumatra è la storia inedita più famosa di Holmes e, come affermato da Doyle nei romanzi, "una storia che il mondo non è ancora pronto ad ascoltare".
A salvare (!?) il film è unicamente il carisma degli attori e se Rathbone, lo Sherlock Holmes definitivo, offre una performance piuttosto fiacca, come se annoiato della vicenda, è soprattutto il suo abituale coprotagonista Nigel Bruce nel ruolo del Dottor Watson a prendersi la scena. Con i due protagonisti inizialmente separati, viene così dato maggior rilievo al personaggio di Watson permettendo a Nigel Bruce di mostrare tutti i suoi talenti offrendo, oltre che dare sfoggio delle sue doti canore, una performance divertente contribuendo non poco alla (poca) fruibilità del film.
Un altro aspetto importante è anche il rilievo dato all’eredità scozzese di Watson, dai suoi tentativi di convincere Holmes a trascorrere le vacanze in Scozia nella sua tenuta alla scelta della canzone, originaria della Scozia, da farle cantare.
Questa è un'invenzione del serial della Universal e non ha effettivo riscontro nel canone ufficiale (anche se la scrittrice di gialli Dorothy L Sayers, creatrice del personaggio di Lord Peter Wimsey, un aristocratico e dilettante investigatore e personaggio tuttora assai popolare in Inghilterra, aveva ipotizzato che l'iniziale del secondo capitolo di Watson, H, potesse stare per Hamish) ma è un omaggio al suo interprete Nigel Bruce e alla sua vita parallela a quella di Watson (entrambi erano militari invalidi espulsi dal servizio dopo aver subito ferite alle gambe). Infatti, il padre di Bruce era un baronetto e poteva far risalire la sua discendenza fino a Thomas Bruce, che era nipote o pronipote del famoso Re scozzese Robert the Bruce.
Completano il cast Marjorie Riordan, Rosalind Ivan, Morton Lowry, Leslie Vincent, John Abbott, Gerald Hamer e, soprattutto, Martin Kosleck.
Anche se la sua città natale ora fa parte della Polonia, Martin Kosleck era un attore tedesco la cui opposizione al partito nazista negli anni '30 gli valse l’essere inserito in una lista di indesiderabili della Gestapo. Fuggito e trasferitosi negli Stati Uniti, trascorse la maggior parte della guerra interpretando il cattivo in film di propaganda antinazista, cosa che era ben più che felice di fare (il suo ruolo preferito era impersonare il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels). Con la fine della guerra si specializzò invece in pellicole horror prima di passare alla televisione dove apparve in Batman, The Man From UNCLE, Mission: Impossible e Wild Wild West.
Apparve anche come Comandante della Gestapo in Gli eroi di Hogan, prendendo in giro i nazisti un'ultima volta, ma il suo ruolo più memorabile fu quello dello scultore in House of Horrors, dove recitò con il nostro, vecchio amico Rondo Hatton alias The Creeper.
Destinazione Algeri, purtroppo, denota il calo di qualità che stava iniziando a insinuarsi nel franchise durante i suoi ultimi anni e i ponti nebbiosi della nave sono soltanto un palliativo poco appropriato per le nebbiose strade di Londra in quanto ci sono ben pochi tentativi di conservare il tono delle storie originali di Arthur Conan Doyle sembrando piuttosto un caso più alla Agatha Christie che non per il residente di 221b Baker Street.
Anche il colpo di scena finale ben costruito in realtà ha ben poco a che vedere con le indagini (?!) di Holmes.
VOTO: 4
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