Regia di Henri Verneuil vedi scheda film
Sbirro in gamba, ma poco disciplinato, come vuole la tradizione, il commissario Letellier ha un conto in sospeso con un delinquente italofrancese, cui dà la caccia senza esclusione di colpi; dopo aver investigato tra extracomunitari africani clandestini (curioso, un film del 1975 che tratta tematiche attuali ancora oggi...), riesce a beccare il delinquente, con il quale ingaggia una lotta che avrà il suo momento cruciale su un treno in corsa. Ma siamo solo a un terzo del film, perchè poi il protagonista ha un grattacapo ancor peggiore: un serial killer di donne, a suo vedere "licenziose", che prima perseguita telefonicamente le proprie vittime, e poi passa ai fatti. Il folle si fa chiamare Minosse, e promette di combinarne di brutte. Thriller poliziesco che non nega atletismi vari a Jean Paul Belmondo, che, com'è noto, molto raramente ricorreva a farsi sostituire da controfigure ( e la scena in cui si cala dall'elicottero prima della fine è di buona tensione), "Il poliziotto della brigata criminale" è un buon giallo, costruito non senza finezze registiche da Henri Verneuil, il quale dona un bel taglio a storia e inquadrature, salvo inciampare in una conclusione un pò banale, che sciupa, in parte, l'esito della pellicola. Pistola in pugno o intento ad arrampicarsi sulle tegole di un tetto, su una macchina lanciata all'inseguimento sostituendo dal sedile del passeggero il guidatore appena morto, Bebel ci mette la grinta e quella faccia da ceffoni in una sfida con Adalberto Maria Merli, che si regge su un certo quantitativo di suspence.
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